È in arrivo un altro aggiornamento per Google Glass, ovviamente dedicato alla Explorer Edition attualmente nelle mani degli sviluppatori. Il nuovo update XE10 andrà a rappresentare un significativo passo in avanti nel processo di evoluzione del dispositivo, in quanto introdurrà il supporto alle applicazioni di terze parti. In altre parole, gli sviluppatori saranno in grado di confezionare software per sfruttare al meglio le componenti equipaggiate dagli occhiali per la realtà aumenta.
Al momento non ci sono indicazioni precise sulle tempistiche necessarie per il rilascio: si parla in modo generico del mese prossimo. Basandosi sulla periodicità con la quale sono stati distribuiti gli update precedenti è comunque possibile ipotizzare una pubblicazione del pacchetto entro le prime due settimane di ottobre. Non è dato a sapere nemmeno fino a che punto gli sviluppatori potranno impiegare i sensori in dotazione al device. Una cosa è però certa: la natura “open” del progetto giocherà quasi certamente un ruolo di primaria importanza per il suo successo commerciale e Google ne è consapevole, tanto da coinvolgere la community di sviluppatori nella realizzazione delle app Glassware.
La fonte della notizia ha riferito che XE10 permetterà anche di supportare il lancio delle applicazioni mediante comandi vocali, ovvero semplicemente pronunciando “Ok Glass”. Resta da capire quando il gruppo californiano intende avviare la commercializzazione vera e propria di Google Glass. Si è parlato più volte della primavera 2014, ma permangono ancora forti dubbi in merito all’arrivo in contemporanea su tutti i territori.
Pochi giorni fa il Wall Street Journal ha dichiarato che il device potrebbe non debuttare in Europa per parecchi anni, suscitando così preoccupazione e malumori tra gli utenti del vecchio continente. I motivi di un simile ritardo (non confermato in via ufficiale) non sarebbero da ricercare in limitazioni tecniche o nell’esito delle valutazioni di mercato, bensì in ambito legislativo. In altre parole, gli occhiali per la realtà aumentata potrebbero essere pronti, ma è la normativa in tema di privacy a non esserlo. Ovviamente c’è da sperare che quella del quotidiano newyorkese si possa rivelare una previsione errata.