Google avverte che il numero di governi che censurano la rete sta aumentando esponenzialmente. Erano 4 nel 2002, oggi sono ben 40. Nasce un nuovo strumento che mostra le richieste di dati personali e di rimozione dei contenuti da parte dei governi.
Nei giorni scorsi, Rachel Whetstone, Vice Presidente della compagnia, ha lanciato l’allarme, puntando il dito verso i regimi repressivi che utilizzano sistemi di filtraggio e che attuano misure di repressione del dissenso online. L’intervento è stato stimolato dal difficile rapporto tra Google e il governo cinese.
Per fornire una mappa di queste richieste di rimozione dei contenuti, Google ha lanciato uno strumento anticensura. Il periodo di riferimento è la seconda metà del 2009. Dai dati forniti, il Brasile è in testa, con 291 richieste di rimozione, seguito dalla Germania, 188 richieste, e India, 142. Stupisce la posizione dell’Italia, al settimo posto con 57 istanze di rimozione. Nella classifica non compare la Cina, che reputa i dati un “segreto di stato”.
Naturalmente, non tutte le richieste di rimozione sono immotivate. Come la stessa Google ammette, le istanze da parte dei governi dovrebbero limitarsi alla tutela della privacy dei minori o alle informazioni utili alle investigazioni. Molti di questi casi riguardano YouTube e i blog di Google ed è stata proprio Google a rimuovere i contenuti incriminati, non conteggiandoli nei dati forniti. Questi dati riguarderebbero, quindi, solo le richieste dei governi giudicate illegittime.