Google, è guerra contro i troll dei brevetti

Google vuole combattere i cosiddetti troll dei brevetti e ha chiesto un rapido intervento alla FTC e al DoJ, volto a metter fine a tale fenomeno.
Google, è guerra contro i troll dei brevetti
Google vuole combattere i cosiddetti troll dei brevetti e ha chiesto un rapido intervento alla FTC e al DoJ, volto a metter fine a tale fenomeno.

Google vuole dar vita a una vera e propria guerra volta a combattere i troll dei brevetti. Lo si apprende da un post appena pubblicato dal gruppo di Mountain View, dove si legge come abbia chiesto alla Federal Trade Commission e al Dipartimento di Giustizia USA di indagare e prendere una posizione più decisa sui patent troll, un problema che uccide la concorrenza, l’innovazione, le startup e che limita la libertà di scelta dei consumatori.

Oggi la registrazione delle proprietà intellettuali è divenuta di assoluta importanza e numerosi colossi del settore hi-tech demandano a società terze (law firm) il compito di difenderle, ma a parere di Google si tratta di una pratica assolutamente negativa per tutta l’industria. Troppe le conseguenze che infatti ne derivano, sia a livello di innovazione che puramente economico, tant’è che Big G ha chiesto alla FTC e al DoJ un rapido intervento a livello federale proprio per combattere tale fenomeno.

L’obiettivo di Google è quello di mettere fine al giro d’affari miliardario che ruota attorno ai brevetti e di difendere la sana competizione. Peraltro, il gruppo fa sapere che le cause legali finora avviate per far fronte a tale problema gli sono costate circa 30 miliardi di dollari l’anno, un conto troppo salato che Mountain View non vuole pagare, non per questo motivo. Inoltre, riportando un articolo di Bloomberg, Google fa presente che tra le aziende che si affidano a terzi per tale pratica vi sono anche nomi di estrema importanza, quali quelli di Nokia, Microsoft e Alcatel-Lucent, per tale motivo esorta loro e tutti gli altri a combattere tale fenomeno.

Alla crociata di Google contro i patent troll si sono finora uniti BlackBerry, Eartlink e RedHat, nella speranza che anche gli altri possano offrire il proprio contributo nello stipulare «accordi di cooperazione per aiutare a frenare questi imbrogli». La speranza è che l’FTC possa prendere qualche provvedimento nel più breve tempo possibile.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti