Google estende il proprio servizio Google HotPot anche all’Italia nel contesto di una internazionalizzazione dello strumento comprendente 38 lingue differenti. L’intenzione è quella di rendere quanto più vasto possibile il novero di informazioni che il servizio è in grado di raccogliere, tentando così di riempire una scatola vuota di grande potenziale in prospettiva, ma di scarsa utilità immediata.
Google HotPot è stato presentato a fine 2010 come il motore delle raccomandazioni, uno strumento radicato su un principio tale per cui le ricerche debbono partire dalle motivazioni che spingono alla scelta di una particolare destinazione (soprattutto in mobilità). Se dunque un utente sta cercando ad esempio un ristorante, le risposte migliori che il motore potrebbe offrire sono tre: il ristorante più vicino, il ristorante che meglio è stato giudicato dagli amici o il ristorante che assomiglia teoricamente di più a quelli per cui l’utente ha già espresso in precedenza il proprio gradimento. Google HotPot è il servizio che mette assieme tutto ciò in una formulazione che mescola gli ingredienti e cerca l’equilibrio migliore su cui formulare le risposte.
Google HotPot indica le risposte in un quadro di raccomandazioni o su di una mappa e mette a disposizione in tutto fin dalla homepage del motore sotto la voce “luoghi” (“places”): quando l’utente esprime chiara volontà di una ricerca geolocalizzata, i server di Mountain View sono in grado di contestualizzare il tutto nella direzione che HotPot si incarica di tracciare.
[nggallery id=126 template=inside]
Il valore aggiunto del sistema sta nelle raccomandazioni che gli utenti portano online poiché consentono a Google di effettuare valutazioni più approfondite, basate su un’esperienza precedente e moltiplicate per il numero di amici che si coinvolgono nel sistema. Per questo motivo Google ha messo a disposizione un vero e proprio sistema di inviti che tenta di rendere virale il sistema: ogni utente ha interesse preciso nel veder arricchita la propria esperienza e per questo motivo è incoraggiato dapprima a fornire le prime valutazioni e quindi a tracciare le proprie connessioni sul layer “social” destinato ad esprimere gran parte del valore del servizio.
Al momento Google HotPot è in buona parte una scatola vuota estremamente famelica di dati. Google non ha ancora dimostrato in passato di saper davvero sfruttare il valore delle community, fallendo dapprima nei social network e poi con Google Buzz. Il nuovo tentativo si radica però strettamente sul terreno della ricerca, ove Google meglio si muove e dove l’esperimento prende il via alla ricerca di ristoranti, hotel e quant’altro per le strade del Bel Paese.