Quella di Google sembra essere una semplice mossa simbolica, ma fin dalle prime ore la cosa ha assunto una certa rilevanza per i numeri riportati: i cookies del motore di ricerca, infatti, d’ora in poi avranno vita molto più breve passando dai 31 anni di vita (expire fissato al 2038) a soli 2 anni. La statistica non deve però essere confusa con la realtà: i cookies durano solo 2 anni, ma vengono rinnovati ad ogni ricerca. I cookies, insomma, sono virtualmente privi di scadenza nonostante la nuova decurtazione annunciata.
Gli eventi che possono oggi fermare un cookies sono una cancellazione manuale, una cancellazione dell’hard disk o il cambio di macchina. In tutti i casi i 2 anni fissati dalla nuova policy non rappresentano un eccessivo limite e per il motore si è dunque trattato di un cambio più formale che non sostanziale.
L’uso dei cookies, in ogni caso, non è un pericolo particolare per la privacy degli utenti in quanto lo strumento è usato da Google soprattutto per memorizzare le impostazioni preferenziali di accesso al motore, così che l’esperienza di ricerca sia costante e ottimizzata. Ogni sfumatura sulla privacy, però, è ultimamente molto importante a causa della forte attenzione riposta sul problema soprattutto da parte della Commissione Europea. A seguito di una prima ammonizione dall’Authority del vecchio continente, Google ha già limitato la raccolta dati degli utenti a 18 mesi: la nuova iniziativa aggiunge spessore e rappresenta una sorta di impegno formale a seguire le indicazioni provenienti dagli ambienti politici.
Google, insomma, sembra preferisca tenersi fuori dalla battaglia e voglia operare in accordo con le autorità di controllo e con l’opinione pubblica. L’annuncio è stato formalizzato da Peter Fleischer, Global Privacy Counsel, il quale spiega esplicitamente come il suggerimento sia giunto dagli avvocati del gruppo.