Puntare il telefonino verso una persona con cui si sta discutendo. Fotografarla e lasciare che lo smartphone inizi la propria ricerca. Accedere ad un servizio che confronti l’immagine dello scatto con le immagini disponibili nel database, arrivando ad riconoscimento algoritmico che colleghi il volto ad una identità. Tutto ciò si potrebbe teoricamente già fare: ci sono le tecnologie e ci sono i database. Chi ha in mano tali tecnologie, però, teme che il loro utilizzo possa rivelarsi un boomerang troppo pericoloso per essere lanciato senza le dovute precauzioni. Ecco perché Google, gruppo che più di ogni altro ha investito in tale direzione, potrebbe prima o poi smuovere le acque e lanciare la propria applicazione per il riconoscimento facciale.
Prima o poi, ma preferibilmente poi. Di fronte a questa ipotesi, infatti, Google non avrebbe glissato (confermando quindi tra le righe la disponibilità di una applicazione di questo tipo), ma avrebbe comunque preso tempo spiegando che, per ogni passo di questo tipo, occorrerebbe essere completamente sicuri di non dover incappare in problemi legali di alcun tipo. La tutela della privacy sarebbe infatti chiaramente sotto pressione come non mai: se una semplice fotocamera è sufficiente per carpire l’identità altrui, ciò significherebbe la caduta definitiva di ogni segretezza e la cosa potrebbe portare la maggior parte degli utenti ad una protezione totale delle proprie informazioni con il timore di trovarsi eccessivamente esposti di fronte a qualsivoglia smartphone.
Una semplice immagine potrebbe ricollegare l’utente al suo Google Profile. Un semplice scatto potrebbe consentire il riconoscimento della persona, l’organizzazione di tutti i suoi scatti e la gestione di informazioni sulla base di un riconoscimento automatico dell’identità (e del suo indirizzo, e del suo indirizzo email, eccetera). Tutto potrebbe essere semplice e rapido, aprendo tante opportunità quanti pericoli.
Tuttavia l’esistenza stessa dell’applicazione è stata per il momento respinta: Google spiega che il tutto sarebbe una «invenzione dei reporter» e poco altro. Se mai il riconoscimento facciale arriverà sul mercato delle applicazioni, insomma, la cosa non sarà immediata. Google da parte sua ha già acquisito vari gruppi impegnati nel settore ed ha già registrato tutti i brevetti necessari, ma i rischi sembrano essere ad oggi superiori alle opportunità. La necessaria cautela consiglia pertanto di rallentare, valutare e rallentare ancora: per mettere ulteriormente sotto pressione la privacy ci sarà tempo e modo in altri contesti.