Google Images non è nato in una notte di brainstorming a Mountain View, né è frutto di una pianificazione ingegneristica già perfettamente programmata. Il più noto servizio aggiuntivo del motore di ricerca è nato per rispondere alle richieste impazzite degli utenti che volevano vedere l’abito indossato da Jennifer Lopez durante i Grammy Awards del 2000. Il famoso, iconico Jungle Dress firmato da Donatella Versace, tra gli abiti più famosi e fotografati della storia recente e vera e propria icona pop, è dunque il motore di questo servizio, come ammesso da Eric Schmidt.
La confessione dell’ex CEO di Google sarebbe passata quasi inosservata se non fosse stata ripresa dalle testate fashion, che ovviamente ricordano bene il vestito verde giungla di J-lo ma che ignoravano avesse, tra i tanti suoi meriti (per il mondo della moda esiste un prima e dopo quell’abito, soprattutto dal punto di vista della relazione tra successo della star, stilista e televisione) anche quello di aver inventato la sezione Immagini di Google. Lo racconta Eric Schmidt in un piccolo saggio di recente pubblicazione:
La gente voleva più di un semplice testo linkato. Questo è diventato evidente dopo i Grammy Awards del 2000, quello dove Jennifer Lopez indossava un vestito verde che, beh, aveva catturato l’attenzione del mondo. A quel tempo, era la query di ricerca più popolare che avevamo mai visto, ma non avevamo un modo sicuro perché gli utenti ottenessero esattamente ciò che volevano: JLo che indossa quel vestito. Google Image Search è nato per questo scopo.
J. Lo's Versace dress (yes, that one) is the reason we have Google images: http://t.co/cHuPbpu6QK pic.twitter.com/5gJvb7BvoK
— Vogue Runway (@VogueRunway) April 8, 2015
Le innovazioni sono dove non te le aspetti
Il discorso di Schmidt prosegue raccontando come tutti o quasi i servizi di Google sono nati recependo le esigenze degli utenti, finendo inevitabilmente per sovrapporsi a diversi servizi e con l’essere accusati – in particolare dall’Unione Europea – di vampirismo del traffico Web. Al di là della complessità del discorso, l’indiscrezione sull’abito di J-Lo insegna che davvero le innovazioni sono ovunque e spesso hanno motivi apparentemente banali, superficiali. Ma non per questo meno importanti. Quella che molti conosco anche come serendipità, la possibilità di fare scoperte e introdurre novità un po’ per caso e un po’ per sagacia.
Google Immagini avrebbe visto ufficialmente la luce nel mese di luglio dell’anno successivo in versione beta:
Se una immagine vale più di mille parole, quanto valgono un milione di immagini? O per essere più precisi 250 milioni?
Con 250 milioni di immagini Google Images Search nasceva con un archivio già immenso, nel quale la prima posizione è oggi nota: la merita Jennifer Lopez, la cui immagine di allora «vale più di mille parole».