Nella giornata del 15 Dicembre Google ha celebrato con apposito “Doodle” l’anniversario della nascita di Ludwik Lejzer Zamenhof, l’inventore dell’Esperanto. Google è solito fare celebrazioni simili modificando il proprio logo per contestualizzarlo alla ricorrenza ricordata: al click sul logo si approda ad una pagina di risultati che fornisce tutte le informazioni necessarie per capire l’importanza dell’evento celebrato. Il 15 Dicembre, però, qualcosa è andato storto.
I meccanismi di Google sono forse opachi, ma non sono un segreto per malintenzionati pronti a tutto pur di trasformare in guadagno un buon posizionamento sul motore. Per questo motivo sarebbero stati in molti ad investire sulla query impostata sul Doodle, così da poter ricavare molto traffico dai milioni di click che in tutto il mondo sarebbero stati compiuti sul logo più famoso della Rete. La pagina dei risultati, quindi, si è trasformata in un vero e proprio ricettacolo di malware, con una moltitudine di risultati pericolosi ad inquinare le SERP legate a Zamenhof.
Doodle dedicato a Ludwik Lejzer Zamenhof
Secondo quanto emerso dagli studi di Dave Michmerhuizen, ricercatore Barracuda Networks, 31 risultati tra i primi 100 sono risultati essere pericolosi, dei quali ben 27 tra i primi 50 forniti da Google e ben 5 su 10 in homepage. Per “pericolosi” si intendono siti che, in modo più o meno mascherato, nella maggior parte dei casi propongono il download di falsi antivirus i quali si rivelano una minaccia concreta per la salute del sistema. Google opera già in modo massivo per eliminare risultati pericolosi dai propri indici per le query più utilizzate, ma l’improvvisa esplosione di una SERP come quella relativa a Zamenhof (un fuoco di paglia destinato a durare 24 ore) ha aperto ai rischi di elenchi poco curati e messi inoltre a dura prova dai tentativi di scalata (“SEO poisoning”) di malintenzionati scammer.
PcWorld segnala come la parola “malica” in Esperanto significhi “maligno”. “Sekureco” significa invece “sicurezza”. Ludwik Lejzer Zamenhof non aveva invece a suo tempo previsto la parola “Google”.