Fin dal momento in cui Google ha dato il via al nuovo corso “instant” avevamo segnalato l’esistenza di una intelligente funzione con la quale il gruppo blocca la ricerca istantanea in presenza di particolari query in fase di digitazione. Trattasi di un espediente intelligente poiché impedisce all’utente di portare sullo schermo contenuti non sempre desiderati e potenzialmente imbarazzanti nei confronti di una eventuale ulteriore presenza di fianco a colui il quale sta digitando.
I primi esperimenti avevano immediatamente evidenziato come tale funzione fosse presente anzitutto su query (o porzioni di query) a sfondo sessuale. A quanto pare, però, la natura della “blacklist” è variegata e porta fuori dal servizio “Instant” anche composizioni di parole, contenuti a sfondo esplicitamente razzista ed altro ancora. Google non ha reso pubblica la propria lista né ha spiegato su quali paradigmi sia stata composta. Il servizio sembra comunque funzionare egregiamente, limitando parzialmente il servizio nel nome di un giusto limite ai vizi dell’istantaneità (il che riconsegna un giusto potere di scelta nelle mani dell’utente).
Una lista provvisoria e basata sulle evidenze è stata composta grazie al lavoro “user generated” di un sito che sta raccogliendo le segnalazioni di quanti intendono cooperare all’analisi della blacklist. Il risultato è quello di una duplice lista (in lingua inglese): da una parte le parole già bloccate, dall’altra quelle consentite nonostante il significato. Nel mezzo tra le due liste si posiziona la discriminante – scelta da Google – che rende imbarazzante o meno, tabù o meno, la ricerca istantanea sul motore.