Nel cambiare l’interfaccia del motore di ricerca, Google ha con tutta evidenza tenuto conto anche di un aspetto da non sottovalutare: la sicurezza. In questo caso per sicurezza si intende salvaguardia, si intende protezione, e tutto ciò soprattutto nei confronti di chi potrebbe sedere di fianco all’autore della ricerca.
Sulla vecchia interfaccia si componeva la query, quindi si cliccava su “Cerca”: in quest’ultimo atto era inclusa una sorta di autorizzazione a Google affinchè il motore portasse sulla pagina i risultati trovati. L’utilizzo o meno della funzione “SafeSearch” rappresentava il filtro preventivo con il quale eliminare eventualmente risultati ed immagini pericolose, ma questo filtro è utile soprattutto per dare accesso al motore ad un minore, e con meno frequenza viene attivato su chi non teme per la propria integrità psichica o morale.
Il nuovo Google Instant è differente perchè non v’è più il passaggio del “Cerca”, non v’è più l’autorizzazione silente, non v’è più l’espressione esplicita di manleva: l’utente si trova i risultati sulla pagina anche solo cliccando pochi caratteri. Questo passaggio però apre ad alcuni pericoli. Ad esempio un bambino potrebbe digitare sulla tastiera caratteri a caso, oppure un genitore in fase di ricerca potrebbe essere seduto di fianco ad un minore: in questi casi la ricerca in real time si farebbe pericolosa perchè rischierebbe di portare sullo schermo parole o immagini “tabù”, il tutto anche inavvertitamente. Ma Google sembra aver preventivamente pensato anche a questo.
Inutile cercare parole “proibite” su Google Instant: la ricerca istantanea è bloccata. Grazie a questo accorgimento Google evita che ricerche “imbarazzanti” possano portare sullo schermo risultati non desiderati nel momento sbagliato: per proseguire nella ricerca l’utente deve cliccare su “Cerca” come da tradizione e deve quindi certificare a Google la chiara volontà di cercare la parola digitata.
Piccoli accorgimenti, semplici precauzioni, un intelligente approccio.