Google I/O: Chrome, Web Store, Chrome OS e Chromebook

Google I/O: Chrome, Web Store, Chrome OS e Chromebook

Al Moscone Center di San Francisco è andata in scena anche la seconda giornata dell’evento Google I/O 2011. Se ieri i riflettori sono stati puntati su Android e sulle nuove piattaforme per la fruizione dei contenuti multimediali come Google Music e Movies, oggi bigG ha riservato ai presenti alcuni importanti annunci riguardanti Chrome e la sua evoluzione da browser Web a vero e proprio sistema operativo.

Per aprire le danze è salito sul palco Vic Gundotra, davanti a una gigantesca finestra bianca di Chrome proiettata alle sue spalle. Anche questa volta si è scelto di iniziare con alcuni dati circa la diffusione del software, che esattamente dodici mesi fa era indicato da 70.000.000 di utenti come la scelta preferita per la navigazione Web. A un anno di distanza il numero è più che raddoppiato, toccando quota 160.000.000 e rosicchiando una fetta importante di mercato ai principali concorrenti.

Un successo da attribuire all’evoluzione del browser, che all’epoca del Google I/O 2010 era giunto alla versione 4 (fino ad allora solo per sistemi Windows), mentre oggi la beta di Chrome 12 è già disponibile a tutti per il download. Nel frattempo Google ha esteso la compatibilità anche ai computer Linux e Mac. Gli altri assi nella manica per la diffusione di Chrome sono rappresentati dalla scelta di puntare su un motore performante nel rendering delle pagine, senza trascurare il sempre importante ambito della sicurezza, anche se è proprio di questi giorni la notizia della sandbox bucata al Pwn2own. Di questo, ovviamente, all’I/O non si è discusso.

Ian Ellison-Taylor ha preso la parola per illustrare alcune delle funzionalità inedite per il futuro di Chrome. La prima, già sperimentata in forma diversa sui dispositivi mobile, riguarda l’implementazione dei comandi vocali. Per mostrarne il funzionamento sono state scandite a voce le parole “Emma Caulfield”. La ricerca ha fornito risultati coerenti. Una seconda dimostrazione è stata effettuata con il servizio Google Translate: Ian ha pronunciato la frase “Welcome to San Francisco” e, in tempo reale, nella finestra relativa alla lingua cinese sono comparsi gli equivalenti logogrammi, con la possibilità di ascoltarli tramite la semplice pressione di un pulsante.

L’altra parola d’ordine per il futuro di Chrome è “velocità”. Sul palco è stato mostrato un grafico che spiega come negli anni siano evolute le performance del motore Javascript, poco prima di lasciare spazio a un’animazione che mostra l’efficacia dell’impiego dei processori grafici dedicati per il rendering di scene complesse all’interno di Chrome. Collegandosi al sito tinkercad.com, Ian si è poi cimentato nella costruzione di un modello poligonale in tre dimensioni direttamente dal browser.

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Sundar Pichai ha invece parlato del Web Store, annunciando innanzitutto l’immediato supporto a 41 linguaggi, in modo da facilitare l’accesso alle applicazioni da qualunque parte del mondo. Essendo il Google I/O un evento dedicato in primis alla community di sviluppatori, si è discusso anche di come questi potranno in futuro ottimizzare i propri introiti derivanti dalla distribuzione delle creazioni. A tale scopo è stato presentato un nuovo sistema per la gestione delle microtransizioni in-app. L’implementazione nei software avviene in modo molto rapido (una sola riga di codice) e permetterà agli utenti di mettere virtualmente mano al portafogli con due semplici click. Minimo sforzo, massimo risultato.

Accoglienza calorosa dei presenti in sala alla notizia che la quota trattenuta da Google per ogni microtransizione in-app è stata fissata nel 5% dell’importo totale, senza alcuna tassa o ulteriore sottoscrizione periodica alla piattaforma prevista per i programmatori.

I membri del team Rovio, padri dell’ormai celeberrimo puzzlegame Angry Birds, sono stati accolti con grande entusiasmo, per una prima dimostrazione pratica di Angry Birds Beta. I sempre più arrabbiati volatili, dopo aver spopolato sui dispositivi mobile, approdano dunque anche nei browser, con una versione ottimizzata ad hoc per essere ospitata dalle pagine del Web Store ed eseguita direttamente all’interno di Chrome.

Il gioco è stato realizzato sfruttando le librerie WebGL e, nel caso in cui si disponga di una GPU dedicata, sarà possibile optare per la versione HD. Prevista inoltre la possibilità di lanciare Angry Birds Beta anche su un computer non connesso a Internet e giocare dunque offline. Se ancora ciò non bastasse, Rovio ha presentato una nuova serie di livelli creati appositamente per l’occasione e raccolti nella sezione Chrome Dimension.

Aaron Koblin ha invece offerto l’ennesima dimostrazione delle potenzialità di Chrome nell’ambito della riproduzione di complesse animazioni 3D, della modellazione poligonale e delle infinite possibilità che porteranno gli utenti a interagire con il proprio browser in modo innovativo. Il piatto forte arriva però dopo quasi un’ora dall’inizio della conferenza, accompagnato da poche, semplici e significative parole:

Ogni volta che si accede un computer, impiega molto per portare a termine l’avvio del sistema. Una volta arrivati a questo punto, bisogna eseguire alcune operazioni, come la scansione antivirus. È molto, molto complicato.

La nostra intenzione è quella di semplificare il tutto facendo affidamento al Web. Chrome OS può essere utilizzato su dispositivi delle più diverse tipologie. Noi abbiamo scelto i laptop perché è lì che si naviga più spesso.

Introducendo l’argomento Chrome OS, Google presenta ufficialmente Chromebook. Il computer portatile è stato pensato per garantire tempi di avvio estremamente ridotti, longevità della batteria capace di garantire un’autonomia sufficiente a coprire un’intera giornata e accesso alle proprie informazioni da qualunque posizione.

Il concept che sta alla base del progetto consente di non legare le prestazioni del sistema alle componenti hardware, bensì al software che, costantemente aggiornato da Google, permetterà agli utenti di disporre di una piattaforma in continua evoluzione, e non destinata a diventare obsoleta con il passare del tempo. I dati manipolati, inviati e condivisi con Chrome OS sono tutti criptati, in modo da garantire la massima sicurezza.

CR-48 (Chromebook), annunciato inizialmente lo scorso anno, è dunque una realtà e la sua commercializzazione prenderà il via a partire dal 15 giugno in Spagna, Francia, Regno Unito, Olanda, Germania e Italia. Due le versioni al momento previste, realizzate in collaborazione con Acer e Samsung, rispettivamente con display da 11,6 e 12,1 pollici, disponibili a fronte di un esborso economico che oscilla tra 350 e 500 dollari.

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Salito sul palco Kan Liu, product manager di Chrome OS, ha parlato delle novità introdotte nel sistema operativo rispetto alla versioni viste in passato, con particolare attenzione alla gestione dei contenuti multimediali. Il riferimento è ovviamente a Music Beta e Google Movies, ma anche servizi di streaming video come Netflix, Hulu o Amazon VoD risultano pienamente compatibili.

La condivisione dei file con servizi online come Picasa o Google Doc, ovviamente, è alla base del funzionamento di Chrome OS. Nella dimostrazione di Liu, è stata inserita nel Chromebook una scheda di memoria SD, selezionate tre fotografie e, in pochi semplici click, avviato il loro upload in un album privato dell’account Picasa, accessibile successivamente in qualunque momento. Google è inoltre al lavoro per espandere questo concetto agli sviluppatori third party, in modo da consentire l’accesso ad altri servizi cloud-based come Dropbox.

Tornato sotto ai riflettori, Sundar Pichai ha infine illustrato come, attualmente, alcuni strumenti debbano necessariamente essere accessibili anche offline. Tra questi, tre verranno resi disponibili per i Chromebook entro l’estate: Gmail, Google Calendar e Google Docs. Questo non può che interessare anche a chi utilizzerà la piattaforma in ambito professionale.

50.000 aziende sono state coinvolte nella fase di test del progetto CR-48 e grazie ai loro feedback è nato quello che bigG chiama Chromebooks for Business, progetto realizzato in collaborazione con IBM. Per 28 dollari al mese (20 nel caso di enti educativi), sarà possibile sottoscrivere un abbonamento per lo storage online e la gestione dei dati aziendali.

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