Oceana, gruppo no-profit fondato nel 2001 con l’obiettivo di portare avanti iniziative di stampo ecologista a salvaguardia degli oceani, si è vista bloccare una propria campagna promozionale su Google. La campagna era basata su keyword quali “cruise vacation” o “cruise ship”, parole tipicamente usate per cercare pagine riservate a vacanze in barca o argomenti simili.
Ad essere additato è però il contenuto della campagna promozionale. Infatti il payoff della campagna non era mirato alla vendita di vacanze o viaggi, ma bensì alla denuncia di un’azienda quale la Royal Caribbean Cruise Lines, criticata per i pericoli apportati all’ambiente oceanico da una flotta che produrrebbe acque reflue eccessivamente dannose.
La nuova politica di gestione e regolamentazione delle inserzioni pubblicitarie su Google lascia intendere un chiaro messaggio: Google intende essere un canale pubblicitario e non vuole altresì farsi veicolo di campagne propagandistiche in grado di veicolare polemiche sul mezzo stesso. Vietate dunque le invettive tra aziende (o, in questo caso, associazioni). Già in altri casi Google ha rifiutato e bloccato campagne quantomeno contestabili, perdendo così generosi clienti ma migliorando nel contempo la qualità del servizio reso all’utenza.
Da parte di Oceania si urla allo scandalo. Il CEO Andrew Sharpless parla di «oltraggio», «ipocrisia» e mancanza di libertà di espressione. Google è però irremovibile, ed è dunque ora ipotizzabile un sollecito spostamento della campagna dai divieti di Google alla possibile accoglienza della Overture di Yahoo!