L’accordo da 130 milioni di sterline con il fisco inglese potrebbe essere stato soltanto l’inizio, con la prossima puntata pronta a svolgersi entro i confini italiani: Google Italia sta per ricevere la notifica dall’Agenzia delle Entrate, accelerando i ritmi della vicenda dopo anni di tira e molla fatto di voci, supposizioni e accuse reciproche. Lo scontro tra le parti era in atto ormai da tempo, ma secondo La Repubblica sarebbe ora vicino alla conclusione.
Nessuna novità all’orizzonte se non il ritorno in auge di una ipotesi già valida a inizio 2015: Google Italia sarebbe accusata di una evasione da circa 800 milioni di euro relativa alle fatturazioni in carico alla sede irlandese del gruppo. Se su questa cifra non sembrano esserci differenze rispetto al passato, nel tempo è cambiata invece la forbice relativa alla monetizzazione della sanzione, compresa tra i 150 ed i 320 milioni. Le ultime ipotesi indicano in quest’ultima cifra l’ammontare che il gruppo potrebbe vedersi contestato dal fisco italiano in questa nuova tornata.
Il fatto che solo da qualche giorno si siano stretti i lacci attorno ad Apple, con una sanzione pari a 318 milioni di euro alla vigilia del Capodanno, fa pensare che tra Agenzia delle Entrate e Silicon Valley i contatti siano vicini alla resa dei conti. Il braccio di ferro con Google sembra però essere ancora teso se è vero che dal gruppo continuano ad arrivare dichiarazioni di circostanza che professano innocenza al cospetto delle accuse del Fisco.
Quanto appreso da La Repubblica è che dalla Finanza sarà consegnata a Google in giornata la notifica relativa alla sanzione: «Dopo l’apertura dell’inchiesta penale per “dichiarazione fraudolenta” da parte del dipartimento guidato dal procuratore aggiunto milanese, Francesco Greco – il sostituto titolare del fascicolo è Isidoro Palma – a Google viene imputato di aver evaso le tasse per una cifra pari a 800 milioni, facendo risultare sede fiscale della società l’Irlanda e non l’Italia». La presa di posizione di Google («Noi rispettiamo le normative fiscali in tutti i Paesi in cui operiamo») sposta il focus sulle accuse di elusione (non di evasione), traslando la discussione su di un terreno ben più viscido sul quale proprio l’Italia sta cercando di fare scuola. Il Fisco, insomma, sta cercando di allentare i traffici che spostano i capitali tra l’UE, l’Irlanda e presunti paradisi fiscali, in un meccanismo tanto lecito quanto inopportuno che sottrae all’erario europeo svariati miliardi di euro ogni anno.