Il caso relativo al video in cui alcuni giovani malmenavano un ragazzo down in una scuola ha a suo tempo alzato un forte e pesante polverone che non solo ha infangato uno dei servizi più trend del momento, ma ha altresì imposto precise riflessioni circa i limiti a cui la pubblicazione dei video online deve sottostare. Il caso prosegue ora con una nuova ipotesi di reato per Google: «i due legali rappresentanti americani di Google Italia, già indagati […] in relazione all’inchiesta sul video di un ragazzino disabile maltrattato dai suoi compagni a Torino, devono ora rispondere della nuova ipotesi di reato di violazione della privacy» (AGI).
L’indagine prese corpo da una denuncia dell’associazione Vividown ed è oggi portata avanti dai pm Alfredo Robledo e Francesco Cajani . L’accusa iniziale era quella di concorso in diffamazione, oggi la nuova aggravante. Secondo il Corriere della Sera gli avvocati del motore di ricerca nelle ultime ore hanno discusso, presso il Tribunale del Riesame di Milano, un’istanza di dissequestro relativa ai quattro computer sequestrati nella sede milanese di Google.