Il team Google è stato ascoltato dalle autorità USA ma, a quanto pare, non vi sarebbe piena soddisfazione per le risposte offerte in merito al recente cambio delle policy per la tutela della privacy. «Alla fine della giornata non penso che le risposte che ci sono state date fossero pienamente esaustive circa ciò che intendono per la sicurezza delle nostre famiglie e dei nostri figli»: parola della repubblicana Mary Bono Mack, a capo della Energy and Commerce Committee.
Al termine dell’audizione i commenti sono stati pochi e, soprattutto, non si è entrati nel merito dei problemi che la commissione intravede, ma è ancora Mary Bono Mack (la quale spiega di essere un’utente Gmail pronta però all’abbandono sulla scia delle emergenti preoccupazioni) a lasciar trapelare alcune sensazioni che raccontano di più di quanto discusso: «Per semplificare le cose, le hanno ad oggi complicate». Il riferimento è chiaro: Google, spiegando di voler semplificare le policy relative alla tutela della privacy (precedentemente disseminate tra decine di strumenti differenti, ognuna formulata in modo diverso), ha messo assieme l’intera offerta sotto il cappello di una policy unica e trasparente. La cosa, però, comporta un utilizzo promiscuo delle informazioni, così che la pubblicità mostrata su YouTube possa essere sviluppata ad esempio grazie alle query formulate sul motore di ricerca o le condivisioni registrate su Google+.
La commissione, in particolare, ha espresso preoccupazione circa il ruolo che l’utente deve ricoprire in tutto ciò. Data la tradizionale inerzia dell’utente medio, che si fida e non agisce attivamente per tutelare la propria privacy, la commissione vuol porre la propria attenzione sul grado di attività richiesto per fare in modo che il livello di tutela della propria privacy sia tale da essere annoverato nell’attuale consapevolezza degli utenti.
E spunta l’ipotesi “opt-out“: G.K. Butterfield, membro della commissione, ha proposto a Google una pagina nella quale ogni utente possa volontariamente dissociare il proprio account dalla gestione unificata delle informazioni, consentendo così a tutti di decidere liberamente l’approccio che gli algoritmi Google devono tenere nei confronti delle proprie informazioni personali.