Sebbene non entri nei dettagli, Matt Cutts è intervenuto sul blog ufficiale di Google per promettere massimo impegno da parte del gruppo nel tenere i risultati del motore di ricerca quanto meno inquinati possibile dallo spam.
Il ragionamento di Cutts è basato sul fatto che lo spam sia in costante evoluzione e che il 2010 abbia evidenziato nuove espressioni meritevoli di un intervento ad hoc. In particolare, spiega il responsabile Google, negli ultimi mesi sarebbe aumentato in modo considerevole il numero dei siti Web attaccati con finalità maligne: l’identificazione di questi ultimi consente al motore di escludere dal proprio indice un alto quantitativo di contenuti di scarso valore e generati appositamente per ingannare Google e promuovere pagine o servizi da cui trarre lucro.
Il secondo importante intervento annunciato è relativo alle “content-farm”, siti che producono enormi quantità di informazione a basso costo e di bassa qualità pur di svettare tra le query del motore. Tali contenuti sono infatti creati al fine specifico di conquistare uno spazio tra le SERP più ambite, puntando più ad essere apprezzate dagli algoritmi che non dai lettori. Riuscire in questo intento toglierebbe risorse economiche ai produttori di spam, porterebbe le loro attività verso altri lidi e soprattutto consentirebbe di avere risultati più apprezzabili su Google a tutto vantaggio dell’esperienza di ricerca dell’utente (e la qualità, è cosa nota, è da sempre il vantaggio oggettivo che Google ha sempre saputo far valere nei confronti della concorrenza). Sebbene al momento la cosa non sia ancora ufficiale, infatti, Google sembra poter ambire addirittura ad una black-list personale, qualcosa che consenta ad ogni singolo utente di eliminare particolari siti dal range delle proprie ricerche così da affinare i risultati offrendo al contempo materiale di analisi ed approfondimento agli algoritmi del motore.
Cutts sostiene che le alte aspettative in termini di qualità portino l’utenza a notare in modo particolare le sbavature di Google, aumentando così i problemi avvertiti rispetto alla situazione reale. Ma non intende usare tutto ciò come una scusante: Google promette interventi solleciti per fare in modo che la qualità possa essere presto ripristinata e lo spam messo all’angolo ancora una volta. Cutts si spinge anche oltre ribadendo alcuni concetti che, pur se validi ed affermati ormai da anni, necessitano evidentemente di essere ribaditi e confermati poiché essenziali per il modo in cui il servizio è avvertito tra sviluppatori, utenti ed autorità:
- possedere pubblicità AdSense su una pagina non consente comunque la violazione della policy del gruppo e non evita alla pagina stessa eventuali penalizzazioni in caso di spam
- mostrare pubblicità AdSense sulle proprie pagine non migliora il posizionamento del sito sul motore di ricerca
- acquistare pubblicità su Google non migliora il proprio ranking sul motore