L’organizzazione non governativa EIA (Environmental Investigation Agency), impegnata nella tutela dell’ambiente e della fauna selvatica, punta il dito contro Google accusando il motore di ricerca di ospitare inserzioni relative alla vendita di prodotti realizzati con l’avorio ottenuto dalle zanne degli elefanti, oltre che con la pelle o carne delle balene. L’azienda di Mountain View dal canto suo replica sostenendo di applicare un rigido regolamento, vietando la visualizzazione di pubblicità che possano in qualsiasi modo mettere in pericolo gli animali protetti o in via d’estinzione.
10.000 i banner relativi a oggetti confezionati con l’avorio, altrettanti per quanto riguarda i grandi mammiferi marini, scovati soprattutto sulla versione giapponese della piattaforma Google Shopping. Circa l’80% di questi riguarda i cosiddetti “hanko”, dei piccoli stampi in avorio utilizzati nel paese del Sol Levante per ufficializzare la firma di un documento. Secondo EIA, autorizzando la promozione e la vendita di oggetti di questo tipo, il gruppo californiano appoggerebbe indirettamente l’attività di chi caccia gli animali in modo non consentito dalla legge. Ecco quanto dichiarato da Allan Thornton alla redazione della BBC.
Onestamente siamo rimasti molto scioccati nell’apprendere che una delle aziende più ricche e di maggior successo dell’ambito tecnologico, con delle risorse incredibili, non sia stata in grado di applicare il proprio regolamento. Gli elefanti vengono uccisi in tutta l’Africa per poi vendere questi prodotti al pubblico in Giappone.
La richiesta di rimozione è stata inviata dall’Environmental Investigation Agency il 22 febbraio scorso, in occasione della conferenza International Trade in Endangered Species andata in scena a Bangkok, ma fino a ieri non c’è stata alcuna risposta. Interpellato da BBC, un portavoce di bigG ha dichiarato quanto segue.
Le inserzioni per la vendita di prodotti ottenuti da specie animali protette o in via d’estinzione non sono ammesse su Google. Non appena troviamo banner o altro materiale pubblicitario che infrange questa regola provvediamo alla rimozione.