Mentre il governo tedesco sembra voler mettere i bastoni tra le ruote alla digitalizzazione dei libri nelle sue biblioteche da parte di Google, come racconta questo post, in Italia si stanno facendo dei passi avanti per un accordo tra Google Books e la Biblioteca Nazionale di Firenze.
Si tratta della possibile digitalizzazione di ben 300.000 volumi, editi fino al 1870 e quindi liberi da copyright.
I motivi dell’accordo sono molti, ma due considerazioni appaiono centrali: le biblioteche attualmente non dispongono dei fondi per intraprendere una digitalizzazione sistematica dei loro patrimoni (che costerebbe anche 40-50 centesimi a pagina) e la diffusione dei libri in formato digitale, oltre ad essere un’operazione culturale importante, permetterebbe di far conoscere la cultura italiana nel mondo. O almeno di ridurre il gap rispetto ai testi disponibili in inglese e in francese.
D’altra parte, se il Ministero dei Beni culturali seguisse l’esempio della Biblioteca Nazionale di Firenze e incoraggiasse in quella direzione anche centri importanti come Roma, Venezia e Napoli, si stima che si potrebbe arrivare a ben 16 milioni di titoli disponibili alla digitalizzazione.
Dalla Direzione della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma sembra venire un richiamo alla cautela, se non altro per le riserve che suscita la prospettiva di un monopolio di Google sul fronte della digitalizzazione. Anche le biblioteche, del resto, da tempo si danno da fare, e sanno fare bene. Basta guardare, ad esempio, la digitalizzazione della biblioteca di Galileo, resa disponibile dalla Biblioteca Nazionale di Firenze, dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze e dall’Accademia della Crusca con la partnership dell’azienda Siav.
Google Libri però, con la quantità di digitalizzazioni che riesce a garantire in modo sistematico, con le opzioni di ricerca, con la possibilità di scaricare i testi in visualizzazione completa in PDF, sembra presidiare saldamente il campo della digitalizzazione: che sia davvero un partner senza concorrenti?