Come avevamo precedentemente annunciato, lo scorso weekend si è tenuta la conferenza “Nativi e Immigranti digitali” presso l’Università di Milano Bicocca.
Conferenza interessante, all’interno della quale è intervenuto anche il gruppo Ippolita: una fondazione che si occupa del monitoraggio e dello studio di alcuni fenomeni in rete.
Ebbene in questa sede hanno presentato il loro volume (disponibile per altro gratuitamente sul loro sito ufficiale) dal titolo: “Luci e Ombre di Google Futuro e Passato dell’Industria dei Metadati”.
La domanda resta quella che spesso ci si fa informalmente: Google è pericoloso?
L’attenta e accurata analisi mette in evidenza come ogni singolo servizio di Google che possa sembrare gratuito in realtà sia pagato a caro prezzo dalle utenze con quella che sembra essere la moneta di scambio più preziosa di tutte: la nostra privacy e vita privata.
Ogni servizio di Google registra informazioni preziose che servono ad effettuare profilazione, a definire cioè i nostri target di riferimento in modo da ipotizzare e progettare campagne marketing su misura.
Non si pensa più a “sparare nel mucchio”, ma a definire una completa personalizzazione dei servizi.
Ora, fermo restando l’enorme interesse per la ricerca e per il loro lavoro, io vorrei rilanciare la questione, domandandomi (e domandandovi) se la Privacy sia così importante.
direi che il tempo in cui in rete ci si nascondeva dietro ad un nickname o ad un avatar si sta esaurendo, se non è già scomparso da tempo, poco ci manca (pensiamo solo a Facebook): la Privacy su Internet non è meno a rischio che in ogni altro posto.
Le banche, i supermercati, i benzinai, chiunque tiene una traccia dei nostri dati e ci monitora per ragioni di mercato o altro.
“Big brother is watching you”? Ne siamo consapevoli, ma è davvero un pericolo?