Google Maps e la Palestina: la posizione ufficiale

Sui social esplode l'hashtag #PalestineIsHere: la community online punta il dito contro bigG per la (presunta) rimozione della Palestina dal servizio Maps.
Google Maps e la Palestina: la posizione ufficiale
Sui social esplode l'hashtag #PalestineIsHere: la community online punta il dito contro bigG per la (presunta) rimozione della Palestina dal servizio Maps.

Un gruppo di giornalisti della Città di Gaza ha portato alla luce una modifica attuata da Google alle modalità con le quali viene rappresentata la Palestina sul servizio Google Maps, dando il via ad una serie di proteste online culminate con la diffusione dell’hashtag #PalestineIsHere sui social network. Questa la denuncia del Forum of Palestinian Journalists.

Condanniamo il crimine commesso da Google nel cancellare il nome della Palestina e invitiamo l’azienda a rivedere la propria decisione oltre che a scusarsi con il popolo palestinese.

La Palestina su Google Maps

In realtà, le cose sono andate diversamente. Il gruppo di Mountain View non ha mai utilizzato sulla piattaforma l’etichetta “Palestina” per indicare la regione, ma selezionando le singole città della zona vengono indicate come “palestinesi”, descrivendo l’area come uno “stato sovrano di diritto”, facendo riferimento ad un termine scelto dalle Nazione Unite nel 2013. L’azienda californiana ammette comunque la presenza di un errore che ha causato la sparizione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza dalle mappe, dicendo di essere al lavoro per rimediare in tempi brevi. Ecco quanto dichiarato da un portavoce di bigG alla redazione del sito Engadget.

Non c’è mai stata l’etichetta “Palestina” su Google Maps, anche se abbiamo scoperto un bug che ha rimosso i nomi “West Bank” e “Gaza Strip”. Siamo al lavoro per reintrodurli rapidamente nell’area.

https://twitter.com/ranaaa_d/status/763061268316061696

Dell’argomento si era già parlato nel corso del 2013, con la decisione presa dal gruppo di Mountain View di rinominare in “Palestina” i “Territori Palestinesi” sui propri servizi. Google Maps, però, non era tra le piattaforme interessate dal cambiamento. L’accaduto testimonia quanta attenzione sia necessaria nel trattare alcune delicate questioni territoriali sul Web, poiché il riconoscimento di un’identità passa anche dalla sua rappresentazione virtuale su una piattaforma online.

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