Una dichiarazione di Eric Schmidt richiama alla memoria un teorema rimasto in sospeso da tempo che, giorno dopo giorno, sembra aver trovato sempre maggiori dimostrazioni. Schmidt, infatti, esprime un giudizio che sembra trapelare dal contesto di mercato perfetto secondo quella che è la più semplice delle nozioni macroeconomiche: in un mercato concorrenziale ed informato, i consumatori scelgono sempre la migliore delle opzioni disponibili.
Le parole dell’amministratore delegato Google sono state raccolte da Forbes. Trattasi di un concetto semplice e stringato: «Il nostro modello è semplicemente il migliore. Sulla base di questo, dovremmo avere il 100% del mercato». Schmidt spiega che Microsoft ha ancora molti problemi, tra i quali il risolvere le magagne dei propri prodotti, e per questo motivo Bing non fa paura. Google, insomma, guarda al mercato come ad un contesto viziato, nel quale il merito non è premiato in modo assoluto e dal quale Google potrebbe ricavare ulteriori soddisfazioni.
Non raramente in passato Schmidt ha però guardato alla concorrenza con un certo rispetto, e ciò è successo soprattutto quando il gruppo è stato messo in discussioni da interrogativi antitrust. Il riferimento, in quei casi, era sempre nei confronti di Altavista: ex-leader assoluto, il modello è stato affossato in pochi mesi con l’arrivo dei motori di ricerca di nuova generazione prima che Google iniziasse la propria cavalcata trionfale.
Il concetto espresso da Schmidt sembra inoltre ricalcare una teoria avanzata per la prima volta da Credit Suisse a fine 2007: il mercato dei motori di ricerca è un “monopolio naturale”. Spiegava due anni or sono l’istituto, quando la quota di mercato di Google era già importante ma ben al di sotto di quella attuale: «crediamo che la ricerca sia un business a monopolio naturale e ci aspettiamo che Google continui a guadagnare mercato finché non avrà raggiunto il 100%». Previsione lungimirante, dunque: Google nel tempo ha confermato la costanza della propria crescita nonostante le rivoluzioni di Yahoo ed i continui rilanci di Bing. Oggi Google ha ormai raggiunto il 71.57% (+1% rispetto al mese precedente, +20% circa in un biennio), con entrambi i diretti competitor a pagar dazio al leader.
Pensare ad un monopolio naturale presuppone però una situazione teorica che il mercato non vede in alcun modo realizzata. La concorrenza può dunque ancora nutrire speranze, ed è quel che Yahoo e Bing auspicano per il momento in cui potranno ufficialmente unire le forze per sfidare l’incontrastato leader. A parlare dovrà essere l’antitrust, ovvero l’entità deputata ad ostacolare ogni tipo di situazione irregolare di mercato. Ed i monopoli non sono certo la migliore delle condizioni ipotizzabili.