Continua il lento processo di avvicinamento, o meglio di “aggiramento”, da parte di Google al mondo mobile. Molti gli annunci che si susseguono di servizi che ruotano intorno alla mobilità, tutta materia che prepara l’ingresso del gigante dalla porta principale.
Arriva ora notizia che il grande motore di ricerca sta rinnovando il contratto di collaborazione con l’operatore Verizon. Se tutto va in porto Google sarà il motore di ricerca che compare di default sulle pagine del browser di tutti i telefoni brandizzati dalla compagnia telefonica, la quale ha 36 milioni di clienti, 13.1 milioni dei quali secondo Nielsen utilizzano le ricerche sul web.
Non si tratta del primo contratto simile. Mountain View fornisce di default la ricerca per Sprint Nextel e Yahoo presto finirà a dare una mano sui telefoni AT&T, tanto che la vera notizia la sta facendo il fatto che il Wall Street Journal nell’annunciare tale accordo non abbia avuto timore a sostenere che si tratta «dell’ultimo segnale del fatto che le compagnie telefoniche stanno finalmente ammettendo come i propri servizi di ricerca abbiano fallito e che hanno al tempo stesso bisogno dell’aiuto da parte dei grandi colossi Internet».
Non si hanno ancora indiscrezioni sulle possibili cifre ma si sa che le due compagnie stanno negoziando sulla quantità di dati sugli utenti Verizon che Google dovrebbe essere in grado di trattenere. Di sicuro invece c’è che le due compagnie divideranno i profitti dalla pubblicità collegata alle ricerche.
Intanto un’altra applicazione approntata dal colosso della ricerca sembra pronta per il mondo mobile anche se per il momento è adattata a Google Gears. Si tratta di un servizio di geolocalizzazione per il quale Mountain View ora apre le API. Lo scopo è trovare nuovi utilizzi per il software che è in grado di rilevare la posizione dell’utente senza connettersi alla rete e senza usare dispositivi GPS.
Il sistema sfrutta le celle, ovvero le unità locali alle quali i cellulari sono continuamente connessi e che hanno sempre informazioni sulla posizione e la reperibilità (in sostanza quanto campo c’è) di ogni dispositivo. Il progetto prevede in seguito di riuscire a determinare anche le coordinate di qualsiasi device attraverso la connessione WiFi.