«Microsoft, Google Inc e Yahoo Inc hanno violato la Dichiarazione universale sui diritti umani collaborando con la Cina nel censurare Internet […]. Le tre compagnie hanno ignorato gli impegni assunti e negato le implicazioni sui diritti umani delle loro azioni»: così Reuters ha riportato le dichiarazioni provenienti da Amnesty International a proposito dell’attività portata avanti in territorio cinese. Continua poi: «tutte e tre le società, in un modo o nell’altro, hanno facilitato o stretto accordi per censurare la rete in Cina […] Le società hanno dimostrato di ignorare le loro stesse politiche aziendali. Hanno fatto promesse… che non hanno mantenuto di fronte all’opportunità di fare affari con il governo cinese».
Le accuse giungono con tutta evidenza a seguito dei taciti accordi che i tre gruppi hanno stipulato con la Cina pur di poter accedere all’immenso bacino di utenti che il mercato intravede oltre la Muraglia. Le accuse di Amnesty International sono dunque volte a spiegare come i tre gruppi abbiano venduto l’anima al diavolo, rinunciando a tutta una serie di principi propri del mondo occidentale (la libertà di espressione in primis) nel nome del denaro e delle opportunità di mercato.
Se Google e Microsoft al momento non commentano le accuse, Yahoo prende invece posizione. Il motore di ricerca è stato in passato pesantemente coinvolto in accuse di collaborazionismo per “soffiate” che avrebbero portato in carcere alcuni blogger cinesi. Yahoo si difende oggi spiegando che la sola presenza dei gruppi occidentali in oriente sarà una testa di ponte in grado di portare nuovi principi e nuovi pensieri liberali in Cina e la sola presenza sarà testimonial dell’etica che l’occidente vorrebbe esportare nel paese comunista. Amnesty International ovviamente non concorda tale posizione e stigmatizza pesantemente il modo in cui i tre gruppi statunitensi hanno piegato la schiena alle volontà del regime.
In questo contesto sarebbe interessante avere il commento di Google alle accuse piovute sul gruppo: il brand del “don’t be evil” ha infatti prodotto un motore apposito ed un Google News filtrato che permettono alle autorità cinesi pieno controllo sui contenuti veicolati all’utenza. La censura ha dunque buon gioco ad agire grazie e tramite Google, il quale sono con tale consenso ha il diritto di tentare una abbozzata competizione contro il numero uno del settore in loco: Baidu. Bill Gates ha già espresso in passato solidarietà con il motore rivale, ammettendo paritetica impostazione di intenti nel contesto cinese.