C’è un nuovo progetto di Google che fa discutere perchè da tempo impiega onerosi investimenti ed appare rivolto al futuro con il giusto alone di mistero a circondarne l’entità. Tutto si basa sui dati disponibili pubblicamente sul sito dell’ARIN, gruppo deputato a gestire gli indirizzi IP con il nuovo IPv6. Risulta infatti che Google detiene i domini compresi tra i numeri 2001:4860:0000:0000:0000:0000:0000:0000 e 2001:4860:FFFF:FFFF:FFFF:FFFF:FFFF:FFFF, ovvero “due alla novantaseiesima” indirizzi (per capirne la dimensione è sufficiente pensare al fatto che l’intero quantitativo degli indirizzi attualmente disponibili con IPv4 è di “due alla trentadueesima” unità, 4.294.967.296).
Tale quantità di indirizzi a disposizione è una facoltà riservata solo ai registrar: ecco spiegato il motivo per cui Google ha cercato ed ottenuto l’accredito già in tempi non sospetti, quando tale manovra sembrava un’iniziativa a se stante e poco coerente con il resto della strategia del motore. Ora questo pezzo incoerente del puzzle si aggiunge ad un altro pezzo avvolto nel mistero e tra i due sembra scaturire una qualche possibile sinergia: gli investimenti di Google nelle cosiddette “dark fiber“ potrebbero in tal senso significare qualcosa.
A questo punto si fermano le certezze ed iniziano nuovamente i dubbi e le semplici interpretazioni. Le prime teorie accreditano a Google la creazione di un Video Store, di una estesa rete wi-fi in stile San Francisco, un impegno nel GRID Computing o ancora l’implementazione di infrastrutture proprie alla propria offerta di “software ad a service”.
La ultime disposizioni provenienti dagli USA (.doc) indicano nel 2008 l’anno della transizione definitiva all’IPv6. E’ dunque nel 2008 che potrebbero trovare applicazioni i progetti di Google nell’ambito. In questi giorni sta per essere completata l’analisi dell’impatto della transizione: tra due anni i backbone dovrebbero essere tutti basati su IPv6 per iniziare la tanto conclamata nuova era della rete.