Google: non abbiamo finanziato l'Intergruppo

Abbiamo avuto la possibilità di interpellare direttamente i responsabili di Google Italia per avere un chiarimento definitivo sul caso Reti e sui rapporti con l'Intergruppo Parlamentare 2.0. Secca la smentita: mai finanziate le attività dell'Intergruppo
Google: non abbiamo finanziato l'Intergruppo
Abbiamo avuto la possibilità di interpellare direttamente i responsabili di Google Italia per avere un chiarimento definitivo sul caso Reti e sui rapporti con l'Intergruppo Parlamentare 2.0. Secca la smentita: mai finanziate le attività dell'Intergruppo

In merito alle accuse giunte nei giorni scorsi a Google, abbiamo sentito la rappresentanza italiana del gruppo ed abbiamo potuto avere da Marco Pancini, European Policy Counsel, ogni spiegazione sul caso. Il quale, per interessante che fosse, sembra perdere immediatamente di importanza di fronte alla chiara spiegazione fornita dello stato dei fatti.

«Google non ha mai finanziato, direttamente o indirettamente, l’Intergruppo Parlamentare 2.0». Con poche parole la divisione italiana di “Big G” cancella ogni ombra. Marco Pancini, anzi, tiene a precisare come sì Google si è interessata alle attività dell’Intergruppo, anche tramite Reti, ma mettendo soprattutto a disposizione le proprie conoscenze. Quello che l’azienda intende smentire, insomma, è un interesse mirato nelle attività portate avanti, promuovendo invece il proprio interesse come tentativo di creare un contesto legale e di mercato sano per poter sviluppare in seguito le proprie attività. A titolo esemplificativo, quindi, Google è intervenuta direttamente nelle discussioni che hanno visto Maroni ripensare al ddl prima ed alla proposta di legge poi, reagendo così infine al caso Tartaglia con una semplice ipotesi di autoregolamentazione del settore.

Il termine “lobby” ha in Italia una accezione del tutto particolare, deviata dall’esperienza storica, ed è per questo che, a scanso di equivoci, occorre deviare su un discorso di “advocacy“. Marco Pancini è chiaro nell’entrare nel merito: non si cerca di creare gruppi di pressione aventi come fine ultimo la ricerca del risultato, ma si combatte piuttosto per promuovere discussioni sulle policy. Confronto, condivisione e dialogo sono la materia prima su cui Google intende andare a lavorare, anche e non solo con l’Intergruppo Parlamentare 2.0, ma al di fuori di dinamiche di lobby o finanziamenti mai avvenuti.

Il caso è chiuso. Trattasi di una importante precisazione poiché meritevole era stata la segnalazione di Nicola Mattina, interessante era il modo in cui Reti spiegava la propria posizione nel porsi come ponte tra il pubblico ed il privato, ma altrettanto utile è ora la chiave di lettura fornita da Marco Pancini sull’intera questione. Alla luce di tutto ciò sarà più facile interleggere le prossime iniziative di Google, Reti e Intergruppo Parlamentare, al di fuori di dubbi che potrebbero sminuire l’impatto delle iniziative portate avanti in difesa di un certo tipo di filosofia della Rete.

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