Negli anni scorsi Google ha introdotto il metodo “Sblocca col sorriso” (“Face unlock” in inglese) tra le opzioni per sbloccare lo schermo di un device dopo averlo risvegliato dallo standby. Il suo funzionamento è piuttosto semplice: si impugna lo smartphone, si fissa la fotocamera frontale e si sorride. A questo punto, il processore confronta l’immagine con quella campione in cui è ritratto il viso dell’utente e, in caso di esito positivo, mostra la homescreen. Come già visto, un approccio di questo tipo può però essere compromesso con una semplice fotografia.
Un’intuizione senza dubbio interessante, ma certamente da migliorare. Un brevetto depositato da bigG presso l’USPTO (United States Patent and Trademark Office) riguarda proprio questo. I device Android del futuro potrebbero non solo tenere conto del viso inquadrato dall’obiettivo frontale, ma anche delle impronte digitali. Per rilevarle non sarà necessario ricorrere ad hardware aggiuntivo, ma basterà posizionare un polpastrello sulla fotocamera posteriore, opportunamente dotata di LED interni per illuminare la parte del dito a diretto contatto con il telefono. Incrociando questi due dati si potrà dunque verificare con certezza la reale identità dell’utente. Trattandosi al momento esclusivamente di una proprietà intellettuale, non è dato a sapere quando una tecnologia di questo tipo potrà raggiungere il mercato.
Continuando a guardare in avanti, risulta interessante il parere fornito da Scott Huffman (Senior Engineering Director di bigG) sui dispositivi del futuro: secondo la sua previsione non avranno schermo o tastiera come quelli odierni, in quanto le persone interagiranno esclusivamente mediante comandi vocali. In altre parole, “Ok Google” è solo l’inizio. Attualmente solo il 3% degli utenti Android americani utilizza la propria voce per lanciare app, effettuare ricerche o altre operazioni su base quotidiana, sebbene oltre il 50% disponga di prodotti con supporto a questo tipo di comandi.
Con il passare degli anni le abitudini cambieranno. Così come si è passati dai pulsanti delle tastiere fisiche ai pannelli touchscreen, secondo Huffman, il prossimo step evolutivo sarà quello che porterà verso un sempre più ampio impiego del parlato. Ovviamente ci sarà da tenere in considerazione la questione privacy: pur con tutta la buona volontà, si fatica ad immaginare decine di persone che camminano per strada dettando a voce alta messaggi di ogni tipo da inviare ai propri contatti.