Su GMail l’entusiasmo è stato immediato, la contestazione seguita si è fatta feroce: solo ora, a distanza di giorni, placate le acque agitate dall’annuncio Google, sta iniziando un’analisi maggiormente circostanziata del servizio e delle sue caratteristiche. Arriva nelle ultime ore un commento quantomeno emblematico e rappresentativo della situazione: Larry Magid, firma autorevole della CBS, dopo aver provato il servizio dichiara di essere stato positivamente colpito da GMail «considerazioni sulla privacy a parte». Chiude con una previsione: «alla gente piacerà».
Nel contempo, mentre la londinese Privacy International passa all’attacco paventando iniziative concrete in Europa e Stati Uniti contro le minaccie provenienti dal nuovo prodotto Google, il gruppo di Larry Page e Sergey Linn inizia progressivamente a prendere parola (dopo un iniziale ascolto silente) ostentando contemporaneamente sicurezza e disponibilità al dialogo.
La difesa di Google è stata presa in un’intervista dal rappresentante Wayne Rosing. Secondo Rosing vige all’interno del gruppo una ferrea policy rispettosa dei diritti e della privacy degli utenti: tramite un esteso rigido controllo su tutte le operazioni, è assicurato come solo i contenuti dei messaggi vengano raccolti e correlati ad una elaborazione statistica, mentre i dati relativi agli utenti (click e contenuti, tramite cookie) sono assolutamente dissociati da ogni altro rilievo.
E’ tale correlazione tra ricerche, click e identificazione dell’utenza che spaventa i principali accusatori. Secondo Pam Dixon, Direttore Esecutivo del World Privacy Forum, lo scanning automatico è addirittura ancor più pericoloso dello scanning manuale. Ciò perchè la mole di dati elaborabile è immensamente più grande, e l’uso dei risultati di tale elaborazione è temuto più dell’accesso personale di qualsivoglia persona all’archivio delle mail.
Una voce di corridoio in circolazione da tempo getta ulteriore benzina sul fuoco. Se da mesi viene minacciato l’ingresso nel mondo della ricerca del re dei sistemi operativi (Microsoft), ora qualcuno allude ad una possibile inversione di ruoli: Google, re incontrastato dei motori di ricerca, starebbe lavorando al progetto di un nuovo sistema operativo (già ribattezzato GooOS). Voce a metà tra l’hoax e la leggenda metropolitana dalle sfumature reali, questa notizia va ad aggiungersi ad un quadro già di per sé sufficientemente caotico.