Nella giornata di venerdì, Sundar Pichai (CEO di Google) e Safra Catz (CEO di Oracle), accompagnati da rappresentanti di entrambe le aziende, si sono incontrati nel tentativo di trovare un accordo per porre fine alla vicenda legale che ormai da anni vede schierate una contro l’altra le due società. Sul tavolo la già ben nota questione relativa allo sfruttamento di alcune parti di Java all’interno del sistema operativo Android.
Il meeting si è concluso con un nulla di fatto. La vicenda sarà dunque discussa all’interno di una corte, con una prima udienza fissata per il mese di maggio. Sarà il giudice a stabilire se il gruppo di Mountain View ha commesso una violazione del copyright e se deve corrispondere alla controparte una somma in denaro come risarcimento. La richiesta di Oracle è stata piuttosto corposa: 9,3 miliardi di dollari, una cifra quasi decuplicata rispetto a quella pretesa inizialmente e calcolata sulla base degli introiti generati da Google mediante i dispositivi equipaggiati con la piattaforma del robottino verde.
Dopo che un primo sforzo di risolvere preventivamente il caso è fallito, la corte ha ritenuto fosse opportuno riprovare. In questo caso, è parso, è stato opportuno un secondo tentativo. Sebbene si sia concluso senza successo, la corte apprezza gli sforzi messi in campo oggi da entrambe le parti, in particolare quelli di Ms. Catz e Mr. Pichai.
Queste le parole della corte che sanciscono il fallimento del tentativo di trovare un accordo senza passare dalla decisione del giudice. La conclusione della vicenda sembra ancora ben lontana. Se ne riparlerà dopo il 9 maggio, data in cui è fissato il primo appuntamento presso la Corte Federale Distrettuale di San Francisco. Sono attesi a fornire la propria versione dei fatti alcuni importanti esponenti delle due realtà, come Larry Ellison (co-fondatore di Oracle Corporation) ed Eric Schmidt.