Sta facendo discutere la vicenda legata ad un recente aggiornamento, chiamato Panda, che Google ha implementato sul proprio motore di ricerca per migliorare la qualità delle SERP presentate agli utenti, novità effettiva al momento solo per i mercati anglofoni.
Secondo quanto si apprende, Panda avrebbe ridefinito alcuni parametri per il posizionamento dei siti Web all’interno delle ricerche Google, in modo da evitare tutti i siti che, tramite trucchetti e copie di contenuti di altri siti, cercano di ottimizzare il proprio posizionamento anche oltre la qualità oggettiva dei contenuti propri.
Si tratta quindi di una novità che va a favore degli utenti, i quali troveranno i risultati delle proprie query più pertinenti e di migliore qualità rispetto al passato, ma c’è un effetto non proprio gradito ad alcuni siti, i quali lamentano di essere stati fortemente penalizzati dal nuovo algoritmo.
Tra questi, il più penalizzato sembra essere “Ciao.co.uk“, sito di proprietà della rivale Microsoft, che avrebbe visto crollare la sua visibilità su Google del 94%, asserendo di essere stato massicciamente penalizzato dalle novità che il motore di ricerca di Mountain View ha recentemente introdotto.
Immediate sono partite le polemiche e non è mancato chi ha ipotizzato che la penalizzazione del sito di Microsoft non sia stata del tutto “accidentale”, aspetto sottolineato facendo notare come Ciao sia stato uno dei promotori di un’azione contro Google arrivata alla Commissione Europea.
Da Google è arrivata oggi una prevedibile quanto ferma smentita che il “declassamento” di “Ciao.co.uk” possa essere stato una forma di ritorsione verso Microsoft e l’azione legale avviata a fine 2010 contro Mountain View, mentre da Redmond hanno risposto che al momento non hanno intenzione di commentare.
Secondo alcuni osservatori un crollo del 94% della visibilità è difficilmente motivabile con le implicazioni tecniche di Panda e la questione andrebbe valutata meglio. Intanto, però, a possibile giustificazione di Google vanno registrati i casi di “hubpages.com” e “eHow.co.uk”, due nomi tra tanti che hanno avuto effetti simili per il posizionamento, anche se un po’ più contenuti, di quanto capitato al sito di Microsoft.