Ci sono tante ragioni per le quali Google guadagna molti più soldi dei rivali Yahoo e Microsoft nel settore della pubblicità. In primo luogo, può vantare un umero molto maggiore di ricerche e una quota di mercato dominante in ogni parte del mondo. In secondo luogo, la sua tecnologia appare migliore sia nel “query matching” (e quindi nelle chances di avere ulteriori ricerche future) che nel trovare degli annunci corrispondenti alle richieste degli utenti. E in terzo luogo, ha più inserzionisti che usano il suo sistema pubblicitario.
Fino ad ora, tuttavia, la raccolta pubblicitaria di Google è stata uno dei grandi segreti dell’azienda. Google affermava solo di aver “centinaia di migliaia di inserzionisti” e non voleva rivelare numeri di nessun genere. Ma adesso, in un documento depositato il 15 dicembre scorso presso la Securities and Exchange Commission (la commissione di controllo delle società quotate in borsa negli USA), l’azienda ha svelato di aver 1 milione di inserzionisti al 2007. Considerando che -mentre molti di essi saranno privati- un buon numero saranno rappresentanti di agenzie pubblicitarie che portano con se portfolii di decine di clienti, è probabile che il numero reale di utilizzatori finali del sistema pubblicitario di Google sia molto superiore.
Il numero di inserzionisti di Google è cresciuto costantemente nel tempo, da 89.000 nel 2003, a 201.000 nel 2004, 360.000 nel 2005 e 600.000 nel 2006. Ed è molto probabile che questi numeri siano continuati a crescere ulteriormente dal 2007 fino ad oggi. Ben Schachter, un analista finanziario di UBS, ha affermato che il numero attuale è probabilmente stimabile tra 1,3 milioni e 1,5 milioni. “E credo che vi sia ancora molto spazio per la crescita di questo business”, ha poi aggiunto.
Interessante notare anche come ogni inserzionista, in media, abbia speso un po’ più di 16.000 dollari (circa 12.000 euro) per un anno su Google. Tale cifra è cambiata poco tra il 2003 e il 2007. Questa rivelazione renderà comunque qualcuno felice: “È un numero che la gente voleva conoscere da molto tempo”, ha confermato Schachter. Lo stesso analista ha poi scritto in una nota agli investitori: “C’è così poca conoscenza di dati quantificabili su Google che gli investitori sono assetati di qualunque cosa. Ogni volta che otteniamo dei numeri ufficiali da una società per capire il suo modello d’affari, la gente vuole quei numeri”.
Più inserzioni significano sempre più ricavi (in media) per ogni ricerca e questo per due ragioni precise: un maggior numero di query avranno pubblicità che si accoppiano perfettamente con le parole chiave richieste e per le query popolari ci sarà ancora maggiore competizione fra gli inserzionisti e quindi i prezzi (che già oggi sono decisi in asta) aumenteranno in maniera naturale. Google ha per ora declinato ogni commento su queste cifre, anche se trattandosi di dati forniti ad un’autorità rigida come la SEC non c’è da dubitare sulla loro attinenza alla realtà.
Le rivelazioni odierne nascono da un documento che Google ha consegnato alla Securities and Exchange Commission per chiedere l’esenzione dalle regole che la regolerebbero come fondo comune se i suoi investimenti fossero troppo diversificati al di fuori dei titoli di stato. Il documento è stato mandato in formato cartaceo alla SEC (come richiesto dalle regole) il 15 dicembre 2008 ed è arrivato da poche ore nelle mani della stampa. Nel documento Google ha parlato sia della questione inserzionisti che dei tagli agli impiegati in outsorcing recentemente annunciati e dei propri piani per un futuro sempre più di ricerca e sviluppo.