L’evento di Google andato in scena nella serata di martedì a New York può essere considerato come una sorta di spartiacque per il gruppo californiano, che sta sempre più vestendo i panni di un produttore hardware. Nonostante i due nuovi smartphone Pixel siano stati realizzati in collaborazione con HTC (così come avveniva in passato con altri partner OEM per la linea Nexus), sulla scocca recano solamente la “G” di Google.
L’obiettivo è chiaro: impegnarsi sempre più in prima persona per quanto riguarda la produzione e commercializzazione diretta dei dispositivi, andando a competere con le alternative top di gamma. Un compito non semplice, che inevitabilmente porta a formulare un quesito chiamando in causa la concorrenza della mela morsicata: “Possono i Pixel competere ad armi pari con gli iPhone?”. Sarà il mercato a dare una risposta certa e definitiva, per il momento ci si può solo affidare alle previsioni degli analisti che conoscono bene le dinamiche alla base del settore.
[nggcard id=600729]
Una voce autorevole in questo campo è senza dubbio quella di DigiTimes Research, che ipotizza un numero di unità distribuite entro la fine dell’anno in corso che oscilla da 3 a 4 milioni. Si tratta di numeri nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di iPhone 7, ma che comunque consentirebbero a Google di ben sperare per il futuro della gamma Pixel, nata per offrire il meglio dal punto di vista hardware e software nel multisfaccettato panorama Android. Non a caso, bigG offre un accessorio e una modalità pensati appositamente per rendere semplice e immediato il passaggio (in gergo lo switch) da un melafonino ad un Pixel, andando a tentare anche coloro che attualmente sono legati all’ecosistema iOS.
La proiezione, se confermata dai fatti, consentirebbe ad HTC di registrare un boost nel proprio business: i Pixel andrebbero a costituire il 40-50% circa del totale di smartphone distribuiti a livello globale dal gruppo taiwanese nella seconda parte dell’anno.