Google è stato preso con le mani nel sacco mentre utilizzava un software di proprietà Sohu.com Inc. per operare traduzioni dall’alfabeto occidentale a quello cinese. Ad ammetterlo è lo stesso team Google che in una nota risponde alle richieste di scuse da parte di Sohu sostenendo di non sapere come il tutto abbia potuto succedere e dichiarando aperto pentimento.
Da tempo Google si occupa di traduzioni ed in questo caso per convertire i caratteri romani in quelli orientali ha tirato fuori dal cilindro un’applicazione apposita, Google Pinyin IME Software, software che alla Sohu hanno trovato da subito molto simile al loro Sohu Pinyin IME.
La prova del nove è stata la verifica degli errori, cioè di quei termini o espressioni che il motore di Sohu sbaglia a tradurre. Non solo gli errori di traduzione sono risultati esattamente gli stessi, ma nel dizionario di Google erano presenti anche i nomi di molti dipendenti di Sohu (subito rimossi dal motore di ricerca di Mountain View), accorgimento utilizzato da Sohu per prova. Il tutto ha sbigottito la dirigenza cinese che ha affermato di non aver mai reso pubblico il proprio dizionario. Sohu ha lanciato un ultimatum a Google: smettere entro lunedì (ieri) di offrire il proprio servizio, comporre pubbliche scuse e discutere un risarcimento.
Ad oggi Google ha effettuato le proprie pubbliche scuse con un comunicato in cui afferma che per dare vita al proprio software si è appoggiato, in una delle prime fasi dello sviluppo, a risorse esterne e aggiunge: «siamo intenzionati ad affrontare il problema. Ci scusiamo per l’inconveniente occorso agli utenti di Sohu e adotteremo immediatamente dei provvedimenti». Infine Google ha cambiato il motore alla base del suo sistema di traduzione. Ora, secondo quanto reso noto da Sohu tramite un report PcWorld, le somiglianze tra i due prodotti sono scese dal 96% al 79%.