Google ha aperto parte del proprio codice e lo ha offerto in pasto agli sviluppatori. L’iniziativa non porterà probabilmente benefici immediati al gruppo, ma alcuni aspetti non vanno sicuramente sottovalutati: l’iniziativa verrà presto ad evidenziare tutte le proprie potenzialità oltre all’immediato impatto simbolico del tutto ed in futuro alcuni dei progetti potrebbero diventare parte integrante della suite Google.
Aprire il codice significa innanzitutto permettere agli sviluppatori di creare progetti basati sull’architettura Google, il che permetterebbe di estendere una piattaforma già recentemente premiata dall’apertura delle API (manovra solertemente seguita anche da Yahoo!). L’apposito sito ufficiale dell’iniziativa Google Code già si predispone ad ospitare i progetti emergenti, pur se si sottolinea che non si sono messe a disposizioni applicazioni, quanto più un «ambiente di sviluppo» per debugging e creazione software.
Google compie il proprio primo passo ufficiale nell’Open Source pur gravitando da tempo nei meandri del mondo open. In particolare Google rileva le collaborazioni con entità quali Java Community Process, Mozilla Foundation (collaborazione più volte nel mirino degli analisti per l’ipotesi di un browser anti-IE di griffe Google e basato su Firefox), OSDL e Python Software Foundation.
La licenza scelta da Google attualmente è la BSD 2.0 (l’uso del codice è dunque autorizzato anche per usi commerciali), ma il gruppo non esclude in futuro altre formule, tra le quali la nota GPL. Chris DiBona sarà il responsabile Google del progetto.