Google dovrà tornare ad attivare i propri legali, ma la coincidenza temporale della nuova denuncia sembra quasi una beffa: nel momento in cui il colosso di Mountain View compie il proprio massimo sforzo per promuovere una riforma del concetto di brevetto negli Stati Uniti, è proprio da una accusa di violazione di brevetto (la seconda in poche settimane) che ora il gruppo deve ora difendersi.
Il numero che campeggia sui documenti dell’accusa è il 7,111,252: dietro a questo codice si cela il brevetto depositato presso l’USPTO a nome di Scott C. Harris. Il documento è datato 19 settembre 2006 e contempla un sistema di rappresentazione degli oggetti in tre dimensioni. Nell’abstract è esplicitamente indicato un sistema di rappresentazione per libri in cui venga visualizzato tanto l’esterno, quanto l’interno del volume in vendita.
L’abstract, con tutta evidenza, descrive un sistema simile a quello di Google Book Search, servizio che ora i legali di Mountain View dovranno difendere alla sbarra. Era il 4 settembre quando un post firmato Johanna Shelton, Policy Counsel and Legislative Strategist, spiegava come l’attuale regime della proprietà intellettuale ripone in mano ai piccoli gruppi una importante occasione di investimento. Le attuali normative sui brevetti, insomma, rappresentano per i grandi gruppi un onere continuo a seguito del reiterato ricorso alle armi legali da parte dei denuncianti.
Alti costi e bassa efficienza: le norme, secondo Google, devono cambiare. Ma per ora occorrerà difendersi secondo la legislazione in vigore.