Solo pochi mesi dopo gli scioperi dei dipendenti di Google (in seguito allo scandalo delle molestie sessuali), la società si trova nuovamente nell’occhio del ciclone per aver tentato di sollecitare il governo degli Stati Uniti a impedire ai lavoratori di organizzare le proteste online.
Per chi non lo sapesse, il National Labour Relations Board, durante l’amministrazione Obama, ha creato un precedente che avrebbe consentito ai lavoratori di utilizzare l’indirizzo e-mail e le infrastrutture aziendali per pianificare cose come gli scioperi. Si scopre adesso che Google ha provato a cambiare qualcosa: avrebbe infatti chiesto al National Labour Relations Board, sia a maggio 2017 che a novembre 2018, di annullare quel precedente.
Con la legge in vigore, i datori di lavoro non possono rimproverare i dipendenti che vogliono organizzare scioperi o lanciare petizioni usando l’e-mail aziendale. È questo che ha protetto i lavoratori durante lo sciopero di novembre dello scorso anno.
Google ha negato che la richiesta abbia a che fare con lo sciopero, e in effetti sembrerebbe collegata a un caso archiviato nel 2015. Alcuni dipendenti, tuttavia, non ci vedono chiaro. Qualcuno si lamenta su Twitter:
In un’e-mail, Sundar Pichai ci ha assicurato che lui e la leadership di Google hanno supportato lo sciopero. Ma le richieste dell’azienda al National Labour Board Board raccontano una storia diversa, che mostra come preferisca cambiare la legge nazionale sul lavoro piuttosto che fare ciò che è giusto. Google punta a zittirci in un momento in cui le nostre voci sono più che mai essenziali.
Intanto, nelle scorse ore, il colosso della ricerca ha dichiarato che potrebbe chiudere News in Europa se dovesse essere approvato il Decreto sul Copyright.