Google ha invitato migliaia di giovani ragazze a sviluppare giochi. Il motivo? Soltanto il 23% degli sviluppatori che pubblicano videogame sul Play Store sono donne – nonostante il 49% degli utenti che giocano con le app disponibili nello store digitale di BigG siano di sesso femminile.
Così, la scorsa primavera, il gigante della tecnologia ha lanciato il concorso di Change The Game Design Challenge, al termine del quale sono state scelte da una giuria cinque finaliste. Ad aggiudicarsi il primo premio è stata Christina, una giovane di Washington che ha ricevuto una borsa di studio pari a 10mila dollari (più 15mila in contributi tecnologici).
Il suo gioco, Mazu, racconta del viaggio di una ragazza mutaforma in una foresta piena di pericoli. Tra gli altri titoli delle finaliste si annoverano The Other Realm, un puzzle game sviluppato dalla quattordicenne Lily, e Palette, della diciassettenne Lauren, descritto come un gioco in cui viene simulata “l’eterna lotta di ogni artista: trovare il colore giusto”. Tutti i titoli possono essere scaricati gratuitamente dal negozio digitale.
Christina, di 17 anni, ha parlato di come ci sia ancora una chiara distinzione tra i videogame sviluppati per le ragazze e quelli per un pubblico maschile. Afferma dunque:
Come aspirante sviluppatrice di videogiochi, non voglio che ci sia questa frattura di genere in futuro.
Proprio per questo motivo, il suo obiettivo era creare una sfida che potesse essere apprezzata da entrambi i sessi. Un’altra delle finaliste, la diciottenne Erin, ha sviluppato per il concorso di Google un gioco chiamato Symphony, che ruota attorno a un personaggio intenzionato a mettersi in contatto con il nonno defunto per mostrare le proprietà curative della musica. Infine EcoVerse, della quattordicenne Dakota, propone una serie di minigiochi in cui l’utente deve portare la vita degli animali su altri pianeti, vestendo i panni di un team di restauro galattico.