È in un clamoroso inciampo organizzativo la causa del rinvio dell’udienza ai quattro dirigenti Google chiamati alla sbarra per testimoniare relativamente al caso del video messo all’indice dall’associazione Vividown. L’udienza era attesa dai giornalisti di tutto il mondo, ma il processo non avrà svolgimento almeno fino al 29 Settembre prossimo, quando il tutto riprenderà dall’udienza prevista per oggi.
Su opposizione della difesa alla presenza dei giornalisti accorsi (trattasi di rito abbreviato, pertanto a porte chiuse), la stampa è stata allontanata dall’aula a inizio seduta. Appena il tempo per il pungente sarcasmo del pm Alfredo Robledo («Prendiamo atto della trasparenza di Google») e poi l’intoppo: una assenza per malattia ha impossibilitato l’interprete a presentarsi in aula, il che ha inibito la possibilità di traduzione e trascrizione di parte della testimonianza. L’intera udienza è stata così invalidata ed immediatamente rinviata in autunno.
Il caso è quello noto del video comparso nel 2006 su Google Video e relativo ad un fatto spiacevole avvenuto in una scuola di Torino ai danni di un ragazzo affetto da Sindrome di Down. Il video fu immediatamente rimosso, ma il clamore suscitato dalla vicenda ha portato Google in tribunale a rispondere delle accuse per concorso in diffamazione e violazione della privacy. I genitori del ragazzo si sono in seguito defilati, lasciando da sola l’Associazione Vividown a combattere contro il colosso americano, oggi chiamato alla sbarra per fornire la versione dei fatti secondo la difesa. L’assenza dell’interprete, però, ha fermato le operazioni.
Una sospensione forzata, dunque, ma una sospensione probabilmente utile. Il caso è infatti delicato ed il parere espresso dalla magistratura potrebbe portare gravi ripercussioni all’intera Rete italiana. Le attenzioni dei media internazionali non possono che portare ulteriore pressione sulla vicenda. Se ne riparlerà a fine Settembre.