Il mese scorso Google ha siglato con la Federal Trade Commission un accordo per porre fine al procedimento legale che ha visto bigG al centro di indagini da parte dell’antitrust americana. Si è trattato sostanzialmente di una vittoria per la società di Mountain View, che pur concedendo qualcosa in termini di brevetti, ricerca online e advertising si trova di fatto al riparo da altre indagini ed eventuali sanzioni. Nel vecchio continente le cose potrebbero però andare diversamente, come trapelato a metà gennaio dalle parole del commissario Joaquin Almunia.
Della vicenda si torna a discutere oggi, con Reuters che riporta la notizia secondo cui il gruppo californiano avrebbe sottoposto all’Unione Europea un documento, in modo simile a quanto già fatto negli Stati Uniti con FTC: se approvato, permetterà a Google di chiudere definitivamente la questione a livello internazionale. È lo stesso Almunia a confermarlo, senza però rilasciare alcun commento sul contenuto o sulla possibilità di giungere alla stretta di mano, limitandosi a comunicare che la commissione sta analizzando il testo. Non aggiunge nulla nemmeno Al Verney, portavoce del motore di ricerca.
L’epilogo della vicenda non è affatto scontato. L’Europa rappresenta un ambito sotto alcuni aspetti differente rispetto agli USA dal punto di vista delle dinamiche online. Innanzitutto per la legislazione, ritenuta da più parti maggiormente severa e meno permissiva quando si tratta di giudicare comportamenti anticoncorrenziali, poi per quanto riguarda il market share delle parti in gioco, con Google che nel vecchio continente vanta l’82% delle ricerche contro il 67% nel territorio americano (fonte comScore).
Un eventuale respingimento della proposta messa sul piatto da bigG potrebbe essere tradotta in una multa salata, fino al 10% del fatturato a livello globale, che in cifre equivale a circa 4 miliardi di dollari. La Commissione di Bruxelles procederà dunque ora all’analisi del documento ricevuto, raccogliendo anche i feedback di realtà come ICOMP (gruppo che racchiude Microsoft, Foundem, Hot-map, Streetmap e Nextag) e FairSearch (Expedia e TripAdvisor). Quest’ultima in particolare ha già chiesto che venga istituito un organo super partes per vigilare sul comportamento di Google.
L’accusa è dunque il presunto abuso di posizione dominante, insieme all’attuazione di pratiche con l’obiettivo di penalizzare la concorrenza e indirizzare gli utenti verso i propri servizi. Inoltre, un’altro capo d’imputazione mosso nei confronti di Mountain View è quello che riguarda le possibili restrizioni imposte ad alcuni inserzionisti per evitare la loro fuga verso altre piattaforme. Il compromesso proposto rimane invece per il momento avvolto dal mistero.