Non c’è giorno in cui BigG non presenti dei tool interattivi per approfondire e intersecare l’enorme quantità di dati in suo possesso. Ora, però, con la pagina Web Google Transparency fa qualcosa di più: fa vedere dove e quando i suoi servizi sono bloccati e per colpa di chi.
A Mountain View hanno costruito un rapporto interattivo online per la trasparenza con strumenti che permettono alle persone di vedere dove i governi chiedono a Google di rimuovere i contenuti e dove i servizi vengono bloccati.
Non sempre si tratta di censura (ci sono noti casi anche in Italia), ma ovviamente quando si parla di Cina o Iran il discorso si fa decisamente più duro.
Riteniamo che questo tipo di trasparenza può essere un deterrente per la censura. Come in tutte le aziende, di tanto in tanto ci possono anche essere interruzioni di traffico. Il nostro nuovo strumento di monitoraggio del traffico ci aiuta a monitorare se queste interruzioni sono legate a problemi tecnici oppure sono indotte dai governi.
Queste sono le parole di David Drummond, a capo dell’ufficio legale di Mountain View, dal blog dove vengono presentati questi grafici.
Bisogna dire che se ben adoperati questi modelli in scala 1:100 del traffico storico (si arriva fino a giugno 2010) sono ricchissimi di contenuti e spunti. Anche perché per la prima volta è globale e comprende anche la Cina.
Basta dare un’occhiata per rendersi subito conto dei problemi avuti quest’estate a Pechino con il motore di ricerca.
Così come fa una certa impressione il grafico sul traffico di YouTube in Iran, che dal 12 giugno 2009, in seguito alle elezioni presidenziali, è crollato a zero: sito inaccessibile.
Come per altre tecnologie e delle telecomunicazioni, Google riceve regolarmente richieste da agenzie governative di tutto il mondo per rimuovere i contenuti (pensiamo alla Germania con Street View) o fornire informazioni sugli utenti.
Questi strumenti di trasparenza hanno quindi una doppia natura: per denunciare i casi di censura, ma anche per raccontare dei casi di conflitto tra Google e le democrazie di tanti Paesi in tutto il mondo quando c’è di mezzo la privacy.
E forse questo è un genere di trasparenza di cui si sentiva più il bisogno.