Attorno a Google, e grazie al monitoraggio dell’associazione per i consumatori Consumer Watchdog, si è creato uno strano caso relativo a centinaia di migliaia di dollari spesi per una lobby relativa al mondo della salute. Trattasi di un nuovo tassello che va ad aggiungersi ad una serie di altri indizi indicanti il forte valore che il mercato della salute potrebbe venire a ricoprire negli anni a venire, con il gruppo di Mountain View pronto a sfidare Microsoft a colpi di dati personali. Ma attorno al caso c’è ancora grosso polverone e poca sostanza.
Tutto inizia nel Gennaio scorso, quando la Consumer Watchdog additò Google chiedendo di far chiarezza circa un’azione di lobby portata avanti presumibilmente al fine di garantire per i propri servizi il diritto di vendere informazioni ricavate dai dati personali degli utenti. Per “lobby” il mondo americano intende un’azione con cui il mondo privato si fa portatore di “consigli” atti a influenzare l’atto legislativo da parte delle istituzioni. Grazie alle lobby le aziende tentano di portare la propria voce direttamente nelle aule decisionali, facendo in modo che le nuove normative possano andare a proprio favore. Nulla di segreto, insomma, ma capire le pressioni portate sulla politica significa intuire ove le aziende intendano andare a parare. E nel caso specifico l’ambito preso di mira è quello della salute e della raccolta (a fini organizzativi a servizio dell’utenza) di dati personali da poter in seguito gestire con finalità di mercato non meglio precisate. In questo ambito Google ha due frecce al proprio arco: Google Health da una parte, 23andMe dall’altra.
Google ha negato con forza le accuse della Consumer Watchdog, ma quest’ultima ha dimostrato le proprie tesi con una lettera inviata direttamente al CEO Eric Schmidt (pdf) nel quale si apportano prove concrete. La lettera, in particolare, spiega che la Consumer Watchdog si è trovata a perdere supporti economici a causa della propria posizione anti-Google, ma che nonostante ciò è ora in grado di spiegare come, dove e perché Google abbia speso il proprio danaro.
Azioni di lobby firmate Google nel 2009
Secondo la Consumer Watchdog l’azione di lobby è quantificabile in 880 mila dollari in totale nel primo trimestre dell’anno (dati del Senate Office of Public Records), con iniziative correlate anche ai servizi online per la salute, inclusa la “H.R.1: American Recovery and Reinvestment Act of 2009“. Altri 150 mila dollari sarebbero andati alla Podesta Group Inc ed ulteriori 80 mila dollari hanno finanziato la King and Spalding LLP per gli stessi motivi. Tutto ciò, secondo l’associazione, avrebbe una finalità sola: «Google sta facendo lobby per prevenire l’applicazione delle leggi sulla privacy a Google Health […] cioè sta facendo pressione contro una forte difesa della privacy ed a favore della vendibilità delle informazioni relative alla salute». Secondo la Consumer Watchdog, sebbene Google ad oggi prometta di non vendere dati raccolti tramite Google Health, farebbe pressioni affinché la legge non vieti al gruppo di praticare iniziative similari in futuro.
A probabile sentore di quel che sta per succedere, Barack Obama sembra aver voluto portare avanti i lavori del Governo sul tema. Nei giorni scorsi, infatti, è stata formalizzata la squadra che dovrà coadiuvare la Casa Bianca nel legiferare su temi complessi e delicati quali le nuove sfide lanciate dalla scienza e dalla tecnica. Nel Science and Technology Advisory Council (PCAST) vi sono molti elementi legati al mondo della salute, ma nel gruppo sono stati compresi anche Eric Schmidt e Craig Mundle in rappresentanza di Google e Microsoft (i due principali contendenti al mondo delle banche dati sanitarie statunitensi).
La provocazione lanciata dalla Consumer Watchdog è forte: «Google renda pubblica la sostanza della propria lobby sulla H.R.1. Google conosce il modo: organizzare le informazioni e metterle a disposizione ed utilità di tutti. O questa mission viene applicata soltanto alle informazioni altrui? Dovete a noi ed ai vostri utenti una chiara spiegazione».
La Consumer Watchdog scrive a Google
Secondo l’accusa, Google starebbe tentando di avere garanzie di una propria esclusione dalla cosiddetta Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA). La difesa ha negato le prime rivendicazioni, ma ora si trova di fronte ad una denuncia circostanziata, con tanto di “pistole fumanti” e teorema di supporto. Una risposta è dovuta e Google non potrà dribblare l’argomento senza apportare tesi altrettanto chiare e documentate a favore del proprio operato.