Il gruppo di Mountain View ha pubblicato il nuovo Rapporto sulla Trasparenza, un’iniziativa lanciata nel 2010 con l’obiettivo di rendere noti i dati relativi alle richieste di rimozione ricevute da parte dei governi di tutto il mondo. Dal nuovo report, che fa riferimento al periodo compreso tra luglio e dicembre 2013, si apprende che le richieste sono state 3.105, riguardanti un totale di 14.637 contenuti.
Numeri inferiori rispetto alla prima parte dell’anno, a causa (secondo bigG) della diminuzione di richieste da parte della Turchia. Se si confronta l’intero 2013 ai dodici mesi precedenti, però, il volume complessivo è aumentato del 60%. È la Russia lo stato ad aver fatto registrare la crescita più significativa, con un +25%. Gli altri due sono invece la Thailandia e l’Italia. In particolare, nel periodo interessato dal nostro paese sono state inoltrate 65 richieste di rimozione per 1.200 elementi. La percentuale di conformità è stata pari al 35% per quanto riguarda quelle ricevute dai tribunali e del 55% per quelle inoltrate da enti statali o forze dell’ordine.
Il 77% di esse è stato relativo a diffamazione, il 9% ad un marchio, il 6% ad altro, il 5% al copyright, il 2% ad un motivo imprecisato e un altro 2% a contenuti per adulti. Tornando ad analizzare la questione da un punto di vista globale, le piattaforme maggiormente interessate sono state Blogger (1.066 richieste), il motore di ricerca (841) e YouTube (765).
Per redigere il nuovo Rapporto sulla Trasparenza il gruppo di Mountain View ha collaborato con Blue State Digital, in modo da renderlo maggiormente interattivo e includere alcune informazioni addizionali. Tra queste la spiegazione dei processi che si attuando alla ricezione delle richieste e la messa in evidenza di alcune statistiche. Google ha inoltre aggiunto alcuni esempi relative alle richieste inoltrate dai governi di tutto il mondo, come nel caso dei due filmati YouTube che il Kosovo ha chiesto di eliminare poiché ritraevano uno scontro fra minorenni.
Il nostro Rapporto sulla Trasparenza non rappresenta certo una visione completa della censura online. Fornisce comunque uno sguardo su ciò che i governi e i tribunali ci chiedono di rimuovere, sottolineando l’importanza della trasparenza intorno ai processi che riguardano tali richieste.