Google ha ormai abituato l’utenza e la concorrenza a stupire, ad andare con i propri servizi due passi oltre l’ipotizzabile. Quando questo non accade c’è un po’ di stupore al contrario, un pizzico di delusione, qualche rivincita per i rivali ed il tutto trattasi, sommariamente, di un semplice ritorno ad una dimensione più realistica. Nel momento in cui Google Reader è stato lanciato, le riflessioni successive sono state: 1) Uh, finalmente anche Google negli RSS, chissà quali novità riserva; 2) Google Reader non ha enormi novità: strano, visto che già era in ritardo rispetto alla concorrenza; 3) Google Reader non è il massimo, Google Reader è in ritardo, Google Reader non stupisce, Google Reader un po’ delude. Le sensazioni istintuali si sono riverberate con una buona eco ma sembra essere mancato il solito calore che accoglie all’unisono i prodotti Google. Se non è certamente disamore, sicuramente trattasi di una parentesi più fredda e distaccata. Ma forse il servizio RSS di Google va analizzato più a fondo prima di essere francobollato con i semplici parametri di giudizio utilizzati per un qualsiasi servizio web omologo.
Il ritardo di Google
Non è credibile il fatto che la concorrenza non conosca i piani di Google, se non altro nel brevissimo termine (gli insider sono ovunque). Alla luce di questa considerazione assume tutto un valore proprio il fatto che poche ora prima del lancio di Google Reader un alto responsabile Yahoo! abbia voluto sottolineare ad una importante conferenza il fatto che il gruppo di Mountain View segua fedelmente i passi tracciati da Yahoo! ed arrivi sempre dopo sulle cose, soprattutto negli RSS. Detto, fatto: passano poche ore e quando il weekend inizia (e l’eco delle testate giornalistiche è sopito) ecco confermata la suggestione Yahoo. My Yahoo (o Mio Yahoo) è attivo ormai da tempo, Yahoo ricama la propria attività sui feed ormai da diversi mesi e Google aveva finora solo inaugurato un piccolo esperimento di home personalizzabile poco fortunato, poco credibile, in definitiva ben poco importante. Un ritardo per certi versi strano, inspiegabile: perché Google non dovrebbe aver interesse ad avventurarsi (con buone possibilità di successo, peraltro) dove altri stanno già dettando legge grazie al vantaggio accumulato? Anche questa domanda non merita di avere una risposta affrettata ed ovvia, e conviene semmai ragionare nell’ottica di quanto da sempre dichiarato dal gruppo di Page e Brin: il core business del motore di ricerca rimane ancor solo e sempre la ricerca. La stizzita ripicca di Yahoo! si completa nelle ultime ore con il lancio di un tool dedicato ai podcast.
Il servizio
Google Reader è il più classico dei feed reader online. In più ha una veste grafica semplice ed una tecnologia AJAX di supporto, in meno ha quel briciolo di fruibilità in più che altri servizi sembrano offrire. Un menu a scorrimento verticale occupa la parte alta dello schermo (per scegliere il canale desiderato), la colonna di sinistra permette di scorrere i titoli in archivio, la colonna di destra mostra i contenuti evidenziati. Un pulsante permette di inserire il documento direttamente all’interno di un proprio blog (su piattaforma blogger) e per l’autenticazione è necessario essere in possesso di un Google Account. Appositi pulsanti permettono di visualizzare i feed in base a rilevanza o data, filtrando i post letti da quelli non ancora visualizzati. Per poter visualizzare esattamente i feed desiderati è sufficiente operare l’upload del proprio file OPML ed il servizio (a parte alcune debacle iniziali presto superate) mette a disposizione i feed indicati.
Attività collaterale
Troppi indizi spingono a credere che Google abbia in qualche modo sbagliato sugli RSS. A Google, il punto di riferimento dell’IT odierna, bisogna però offrire il beneficio di una riflessione ulteriore: e se non fosse un errore poi così marcato? Si potrebbe ad esempio pensare che gli RSS non sono poi così importanti per Google: esistono decine di ottimi feed reader, Google potrebbe anche non avere alcun interesse ad offrire un ulteriore servizio solo per rompere le uova nel paniere a gruppi neppure concorrenti. Ed in effetti nessun software è stato distribuito. Non a caso è stato distribuito invece un feed reader online e, ancora non a caso, una delle prime funzioni predisposte ed in grande mostra è la possibilità di uploadare il proprio file .opml. La riflessione è presto fatta e percorre il seguente filo logico: Google ha predisposto un feed reader e grazie al proprio nome spingerà in breve tempo molti utenti a provarlo, forse ad adottarlo; gli utenti operano l’upload del proprio .opml o la sottoscrizione manuale dei propri feed, consegnando di fatto a Google i propri riferimenti preferiti; Google entra in possesso di dati precisi sia per quanto riguarda l’importanza dei vari blog (conosce chi ne ha operata la sottoscrizione, viene a sapere quanti ne leggono i contenuti, valuta con esattezza l’evoluzione di ogni singola realtà), sia per quanto concernente i gusti dei vari utenti Google (grazie al Google Account il motore può profilare meglio i propri utenti andando ad aggiungere nei propri algoritmi quanto desumibile dai feed sottoscritti o dai blog gestiti).
Tornando alla riflessione iniziale, ecco dunque confermato quanto da sempre sottolineato dai responsabili Google: il core business rimane nella ricerca. Tutto il resto va considerato non tanto come una attività a se stante, a compartimento stagno e necessitante di un riscontro diretto: un servizio come il Google Reader può tranquillamente essere considerato come una attività collaterale in grado di apportare informazioni di grandissimo rilievo al motore, il quale potrà successivamente lucrare sul tutto offrendo ricerche aventi risultati meglio affinati ed ottimizzando la resa delle varie promozioni AdSense. Google ha di che guadagnarci, insomma, ma indirettamente. Non a caso, prima che il feed reader fosse messo a punto, è stato partorito il Blog Search. E non a caso Yahoo! era già nell’ambito da un po’.
Se Google è in ritardo sugli RSS, insomma, non è un grosso problema: trattasi comunque di una tappa raggiunta, e l’importante diventa il “come” e non piuttosto il “quando”. Se Google Reader non è fin da subito il migliore sul mercato, inoltre, non è un problema eccessivo: i primi .opml verranno raccolti e poi ci sarà tempo per migliorare l’offerta al proprio pubblico attirando nuovi curiosi e nuovi Google Account. Se i commenti sono più freddi del solito, infine, il problema è aggirabile pazientando ed aspettando che la scommessa (non di breve periodo) maturi i propri risultati. Se Google non stupisce, per una volta (forse: il condizionale è d’obbligo) il tutto è un semplice rammarico folkloristico: la scommessa non è persa, ma solo rinviata a sentenza postuma.