È trascorso ormai quasi un anno dal fattaccio legato alla comparsa di un manifesto anti-diversità firmato da un (ormai ex) dipendente Google, il ben noto James Damore. Oggi il gruppo di Mountain View pubblica il suo nuovo Diversity Report: l’edizione 2018 mostra che l’impegno c’è, ma i risultati ancora si devono vedere.
Degli oltre 85.000 dipendenti impiegati a livello globale da bigG, il 30,9% è di sesso femminile e il 69,1% maschile. Percentuali pressoché invariate se rapportate a quelle di dodici mesi fa: 30,8-69,2%. La dominanza della “quota azzurra” è ancora più evidente se si prendono in esame le posizioni di leadership (74,5-25,5%). Passi in avanti quasi impercettibili anche per quanto riguarda razza o etnia: ad oggi il 2,5% della forza lavoro è nera (lo scorso anno il 2,4%) e il 3,6% di origini latine (in confronto al 3,5% del 2017). Non basta e lo sa bene anche Danielle Brown, ex Intel assunta lo scorso anno da Google per ricoprire il ruolo di VP of Diversity and Inclusion. Nei grafici di seguito una panoramica più completa ed esaustiva.
Un altro segnale di cui tenere conto è quello relativo al fatto che stando ai dati raccolti lo scorso anno abbandonano il proprio incarico più gli uomini che le donne. Forse un primo segnale di come non vi sia un atteggiamento discriminatorio nei confronti della rappresentanza femminile.
Equità, diversità, inclusione e integrità: questi i quattro principi sui quali Google intende basare la propria strategia per affrontare di petto un problema che, va detto, non riguarda solo l’azienda californiana ma tutto il mondo hi-tech nel suo complesso. La strada da percorrere è comunque ancora piuttosto lunga, come sottolineato da Brown.
Spero che da questo report emerga il nostro impegno per il raggiungimento dell’obiettivo. Sappiamo di dover affrontare e risolvere una sfida sistemica e persistente, per Google e l’intera industria tech.