Si è appena iniziato a esplorare le potenzialità della realtà virtuale con progetti e applicazioni legati all’ambito videoludico, all’intrattenimento multimediale e al mondo educativo. Lo stesso vale anche per la realtà aumentata. Il gruppo di Mountain View è pronto a compiere un ulteriore passo in avanti, puntando sulla cosiddetta mixed reality.
Per capire di cosa si tratta è bene fare una precisazione, necessaria per evitare confusione: la definizione di mixed reality fornita da Google è differente rispetto a quella utilizzata, ad esempio, da Microsoft per il suo visore HoloLens. In questo caso non si fa riferimento alla possibilità di mischiare informazioni provenienti dal mondo reale con quelle visualizzate in sovrimpressione da un display, ma a un sistema in grado di rappresentare una persona all’interno dell’ambiente virtuale che lo circonda, in modo completo, fedele e in tempo reale. Ecco un estratto dal blog ufficiale, in forma tradotta.
La mixed reality è un modo per trasmettere quanto accade dentro e fuori uno spazio virtuale in un formato bidimensionale. Con questa nuova tecnologia, siamo in grado di offrire un’immagine più completa delle persone nella realtà virtuale.
Con un approccio di questo tipo si favorisce la creazione di sistemi che potranno sfruttare la realtà virtuale per l’interazione tra le persone. Si punta a superare un ostacolo di natura tecnica: se oggi osserviamo qualcuno indossare un visore VR, tutto ciò che vediamo è un soggetto con uno strano apparecchio in testa che compie azioni spesso incomprensibili. La tecnologia in questione, sviluppata dal team Research di bigG in collaborazione con Daydream Labs (già al lavoro su Daydream View), mira a rappresentarlo all’interno del mondo che lo circonda.
La realtà virtuale (e quella aumentata) diventano così un’esperienza non solo personale, ma anche collettiva. Alla base del sistema ci sono algoritmi di machine learning, computer vision e tecniche di rendering avanzate.
I primi test sono stati condotti con l’ausilio di un visore HTC VIVE modificato ad hoc tramite l’inclusione di un modulo di eye-tracking per catturare il movimento degli occhi, un green screen (come quelli utilizzati nel cinema), una videocamera e un software per il tracciamento dei movimenti. Il risultato ottenuto rappresenta un’interazione tra elementi del mondo reale (l’utente) e altri di quello virtuale (le ambientazioni VR).