Come sappiamo, Google vuole portare il suo motore di ricerca in Cina ma con delle pesanti limitazioni. L’iniziativa, conosciuta con il nome di Project Dragonfly, non ha una data di lancio ma l’ostruzionismo interno e da parte dell’opinione pubblica procede senza sosta.
Questa volta, sono gli azionisti di Big G che hanno voluto bloccare gli sforzi di ingresso nel mercato cinese, senza successo. Questi avevano presentato una risoluzione per chiedere a Google di frenare il controverso progetto, giusto in tempo per la votazione periodica del CdA. Una risoluzione che non è riuscita a passare durante l’ultima riunione, che avrebbe costretto Big G a condurre e pubblicare una valutazione sull’impatto e i rischi nel merito di un motore di ricerca censurato, come lesivo dei diritti umani. Il progetto rimane in gran parte segreto, tra uno sconvolgimento interno e pressioni politiche da parte dell’amministrazione Trump, ma si farà certamente, prima o poi.
Il governo cinese impiega già una sorveglianza invasiva basata sui dati per tracciare i suoi cittadini – ha affermato Joshua Brockwell, direttore delle comunicazioni sugli investimenti di Azzad Asset Management, che sostiene la risoluzione – il potenziale che questo possa armare i dati delle ricerche su Google potrebbe consentire al governo di espandere i suoi abusi dei diritti umani, incluse le detenzioni di massa delle minoranze.
Proprio per le recenti misure repressive, la Cina è sotto osservazione da parte delle autorità internazionali, dopo il blocco alla popolazione degli uiguri e alla detenzione, senza motivo, di oltre un milione di persone anche fuori etnia. Google ha spiegato il suo punto di vista così:
Google è aperta al programma di servire gli utenti in Cina e in molti altri paesi. Abbiamo considerato una varietà di opzioni su come offrire prodotti in modo coerente con la nostra missione e abbiamo gradualmente esteso le offerte ai consumatori, tra cui Google Translate.
Insomma, Big G rimanda al mittente le accuse e prosegue sulla sua strada, ben conscia di quanto possa valere il mercato asiatico, in termini di utenti e revenue.