Google sarebbe di fronte a un ultimatum. Secondo Bloomberg, Mountain View sarebbe al punto di non ritorno nelle discussioni con la Federal Trade Commission, che ha apertamente fatto intendere alla società californiana che se entro pochi giorni non si troverà un accordo, dovrà affrontare una denuncia formale da parte dell’ente. L’argomento è noto: posizione dominante sul mercato.
Jonathan Leibowitz, a capo della potente struttura statale che si occupa di evitare i trust sul mercato americano, da due anni lavora per un’offerta che non implichi leggi speciali o risoluzioni parziali. Insomma, la politica attendista di Big G ha ricevuto una risposta netta: dite quanto siete disposti a cedere. Il portavoce di Google, Adam Kovacevich, ha scritto una mail molto diplomatica:
Continuiamo a lavorare in cooperazione con la Federal Trade Commission e sono felice di rispondere a tutte le domande che volete.
Dietro questo apparente sorriso, però, c’è una battaglia che pare arrivata al capolinea: tra una, massimo due settimane, la FTC metterà sul tavolo i report dei suoi inquirenti e chiederà l’apertura di un processo che sarebbe enormemente costoso e si suppone lungo, almeno quanto la celeberrima battaglia di Microsoft (poi persa) contro la Commissione Europea.
Nei report della FTC, le questioni più volte emerse in questi mesi: il posizionamento dei propri servizi superiori a quelli dei concorrenti; gli accordi esclusivi per la fornitura di servizi di ricerca per gli editori online; la difficoltà degli inserzionisti a confrontare i dati relativi alle campagne pubblicate su siti rivali (come Yahoo e Bing, che molto si sono lamentati); la pratica, mai del tutto chiarita, che vedrebbe Google utilizzare le recensioni dei locali – ad esempio da Yelp – per rimpolpare i propri servizi di indicizzazione e advertising.
Insomma, Google si troverebbe alla sbarra dovendosi difendere dall’accusa di aver utilizzato in modo improprio, secondo le leggi americane, la propria posizione dominante per impedire a servizi differenti di avere le stesse chance di successo. Un vero peccato mortale nella patria del capitalismo.
Ora che succederà? In realtà non è neppure stato deciso su che tipo di procedura la FTC voglia orientarsi: il tribunale amministrativo, oppure una corte federale. Tempi e procedure molto diversi, sui quali pare che i cinque consiglieri della commissione federale non abbiano trovato l’accordo (e vogliono il voto unanime prima di un passo di questa portata).
La sensazione, leggendo i commenti dei blog più informati che rimbalzano frenetici da Washington alla Silicon Valley, è che Google potrebbe anche puntare al processo perché convinta di vincere. Ma è un rischio colossale, che si potrebbe anche frantumare contro la fase decisamente negativa che la politica e gli editori stanno vivendo rispetto alla forza del motore di ricerca.
Di fronte non ci sono un sito e una commissione antitrust, ma due visioni, nate nello stesso paese: chi ritiene le leggi sulla proprietà superate dalla Rete e chi invece pensa sia suo dovere difenderle. E visto che l’era digitale non è invertibile, molti cominciano a pensare che l’unica vittoria possibile è quella almeno di sciogliere un monopolio.