Google ha annunciato che non prenderà parte a un bando di gara del Pentagono pari a 10 miliardi di dollari, per non scatenare ulteriori polemiche da parte dei dipendenti. Come è noto, negli ultimi mesi Big G è stata fortemente criticata sia per il progetto Project Maven con il Dipartimento della Difesa statunitense (poi ritirato) che per la volontà di portare i suoi servizi in Cina, dove sarebbero pesantemente censurati.
I timori che il nuovo bando del Pentagono potesse mettere in crisi un equilibrio già parecchio instabile, hanno prevalso sulle logiche di business in quel di Mountain View. In realtà, la decisione non poteva che essere questa, a seguito di quanto pubblicato nel giugno di quest’anno, all’interno di un documento che riprende i principi della ricerca in ambito AI per tutte le divisioni di Google. Nella pubblicazione, l’azienda afferma che non utilizzerà la sua tecnologia per creare “armi o altre tecnologie il cui scopo principale è causare danni a cose o persone”.
Un altro motivo per il ritiro di Google dal progetto del Pentagono, incentrato quasi del tutto sul cloud, è la convinzione che avere un solo fornitore di servizi sulla nuvola non sia una scelta vincente. Stando a un portavoce di Google, la società pensa che un approccio multi-cloud sia il migliore per le agenzie governative, perché consente loro di scegliere il cloud giusto per il giusto carico di lavoro
In seguito al rifiuto, ci sono altre organizzazioni in lizza per il contratto da 10 miliardi di dollari. Queste includono Microsoft, Amazon Web Services, IBM e Oracle. Sebbene la mossa faccia onore a Google, gli alti valori etici della compagnia non sempre prevalgono. Come anticipato, Big G andrà in fondo alla creazione del motore di ricerca Dragonfly per il governo cinese, un primo spiraglio all’interno della problematica Grande Muraglia digitale di Pechino.