Tra le iniziative messe in campo da Google per combattere la piaga del digital divide, ovvero con l’obiettivo di portare la connessione Internet ovunque, c’è anche quella che prevede l’impiego di palloni aerostatici in orbita intorno alla Terra. Project Loon, questo il nome del programma, è stato lanciato oltre due anni fa e ad oggi si trova ancora in fase di sperimentazione.
I test condotti fino ad oggi hanno restituito risultati incoraggianti, tanto da portare bigG a spingere sul pedale dell’acceleratore. Qualcuno ha però espresso dubbi e perplessità sul funzionamento della tecnologia e sulle possibili implicazioni nei confronti degli altri sistemi di comunicazione già esistenti. La FCC (Federal Communications Commission) ha ricevuto diversi reclami, anche in merito ai potenziali rischi per la salute delle persone legati alla trasmissione di segnali in modalità wireless e su distanze molto lunghe. Dal gruppo di Mountain View sono prontamente giunte le repliche alle questioni sollevate.
Le operazioni sperimentali proposte presentano di fatto molti meno rischi legati all’esposizione a radiofrequenze rispetto ad altre trasmissioni che la Commissione autorizza di routine. Perciò, pur rispettando il fatto che le preoccupazioni manifestate siano genuine, non hanno alcun fondamento.
In particolare, Google focalizza l’attenzione sul fatto che la tecnologia equipaggiata dai suoi palloni aerostatici sia stata studiata in modo da non interferire in alcun modo con le frequenze già impiegate dalle altre trasmissioni e che i livelli di radiazioni emessi sono ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge.
Poiché Google ha sviluppato una robusta metodologia di non-interferenza e protocolli per interrompere le trasmissioni nel caso di interferenze possibili o segnalate, le sue operazioni non costituiscono un rischio per le licenze esistenti e dovrebbero essere approvate.
Tornando alla fase di test, l’intenzione è quella di estenderne il raggio d’azione a tutti i 50 stati USA entro un massimo di due anni.