L’approccio di Google al mondo è sempre alternativo ed ancora una volta il gruppo stupisce ricreando un approccio proprio alla filantropia. La concorrenza a Bill Gates, dunque, avverrà anche in questo settore. Dal no-profit al “pro-profit”, Google intende raccogliere capitali non fini a se stessi e pronti semplicemente ad una redistribuzione, ma redirezionati su progetti specifici con finalità precise.
Google.org è il punto di riferimento online della Google Foundation, Larry Brilliant il responsabile del progetto. Povertà, malattia e riscaldamento globale sono gli obiettivi del gruppo, con la particolare attenzione all’inquinamento come argomentazione comune con il “vicino” Al Gore (nel direttivo Apple, con il quale vige un indiretto cordone ombelicale sempre più radicato).
Tra i progetti in cantiere v’è il prototipo di un’auto in grado di ridurre drasticamente il consumo dei combustibili fossili, il che verrà portato avanti finanziando una vera e propria start-up che agirà in cerca di capitali e partnership per portare a termine un progetto in grado di fornire un importante contributo alla battaglia contro l’effetto serra da una parte e la dipendenza dall’economia del petrolio dall’altra.
Discutibili o meno, le iniziative filantropiche sono da tempo diventate un’arma importante per i grandi gruppi. Assolvono alla “corporate responsability”, creano un’immagine positiva del brand e del tycoon che vi siede dietro, permettono di estendere in qualche modo la propria filosofia e di coinvolgere nuova utenza all’interno del proprio ecosistema economico. L’obiettivo pratico rimane forse lo stesso, ma l’adozione di strumenti filantropici è sempre più un modo per creare un’immagine corporate precisa e per completare la propria opera comunicativa. Così faceva Rockfeller, così fa da tempo Bill Gates, così hanno iniziato a fare Larry Page e Sergey Brin.