A fine settembre la Russia ha approvato una nuova normativa che impone alle aziende straniere operanti nell’ambito tecnologico di salvare le informazioni relative agli utenti residenti nel paese all’interno di server situati entro i confini nazionali. Una restrizione che potenzialmente può causare alcuni grattacapi (soprattutto dal punto di vista tecnico) alle realtà interessante, tanto che nel fine settimana si è parlato di una possibile chiusura degli uffici Google attualmente attivi nel paese.
Una fonte rimasta anonima, citata dalla redazione del sito The Information, ha parlato di una proposta inoltrata dal gruppo di Mountain View ai propri dipendenti, la maggior parte dei quali situati a Mosca. Secondo l’indiscrezione, bigG avrebbe offerto loro la possibilità di proseguire la collaborazione altrove. Nel weekend è arrivato il commento del motore di ricerca alla vicenda, che senza smentire o confermare quanto riportato si limita dichiarare l’intenzione di continuare il supporto ad utenti e clienti nel paese.
Siamo profondamente impegnati con gli utenti e i clienti russi e abbiamo un team dedicato in Russia per offrire loro il nostro supporto.
Queste le parole di un portavoce. Sempre stando al report di The Information, nel caso di una “fuga” dal territorio russo, Google non sarebbe la prima realtà dell’universo hi-tech a prendere una decisione di questo tipo. Anche la software house Adobe (responsabile tra le altre cose di prodotti come Photoshop e della suite Creative Cloud) avrebbe fatto altrettanto nel mese di settembre, cessando l’attività dei propri uffici russi. Tornando a bigG, l’arrivo nel paese risale al 2006. Resta da capire se la nuova legge riguardante i data center avrà conseguenze in futuro anche su altre società dell’universo Web.